giovedì, novembre 30, 2006

La Cancellata



Ingredienti:

Per la pasta frolla:
250g farina00, 125g burro o margarina, 125g di zucchero, 1 uovo (50g), sale fino qb, aromi (vaniglia, scorza di limone o arancia)

Per il ripieno:
500g di ricotta vaccina, 150g di zucchero, 2 uova, scorza di arancia, vaniglia, cannella, 2 cucchiai di Archemes.

Preparazione:

Per la pasta frolla:
Mescolare il burro in “pomata” con lo zucchero, il sale e gli aromi. Aggiungere le uova quindi versare nel composto in un’unica soluzione la farina impastando velocemente con la punta della dita fino ad ottenere un impasto omogeneo. Avvolgere la pasta nella pellicola trasparente e lasciarla riposare ½ h. Foderare con la pasta frolla una tortiera, versare il ripieno nella tortiera foderata e con la pasta frolla rimasta ricoprirla con strisce disposte a griglia. Infornare e cuocere per 30’ circa a 180°. A cottura ultimata lasciar riposare prima di sformare.

Per il ripieno:
Setacciare la ricotta, quindi amalgamare bene tutti gli ingredienti. L’uovo puo sia inserirsi intero, sia inserire il tuorlo e poi aggiungere la chiara montata a neve ferma da ultimo).

Di questa ricetta esistono innumerevoli variazioni, questa è quella che io preferisco ma potete provarla anche aggiungendo più Alchermes oppure gocce di cioccolato, uva sultanina, aggiungendo 125g di crema pasticcera al posto degli albumi, mandorle, nocciole…

martedì, novembre 28, 2006

7 minuti

Soffritto classico aglio, olio e peperoncino...qualche pachino tagliato in quattro,una manciata di olive di Gaeta e un merluzzo appena pescato e sfilettato. Sale, pepe e fiori di mentuccia per guarnire e profumare il piatto. Buon Appetito!

lunedì, novembre 27, 2006

Plumcake allo yogurt



Ingredienti:
200g di farina 0
65g di fecola di patate
30g di latte intero
150g di zucchero a velo
125g di burro
100g di uova intere
8g di lievito per dolci
1,5g di sale
0,5g di vaniglia

Nel libro da dove ho preso la ricetta (“Torte di una volta” Etoile edizioni Boscolo) erano descritte due preparazioni, io ho scelto la seconda:

Servendosi di una frusta o frullatore montare il burro morbido con lo zucchero a velo. Aggiungere a filo i tuorli d’uovo, le uova intere, e lo yogurt precedentemente miscelati e sbattuti. Setacciare e miscelare la farina, la fecola di patate, il lievito, la vaniglia e il sale. Versare la miscela nell’impasto e mescolare delicatamente a mano. Infarinare e imburrare i classici stampi rettangolari da plumcake e versare all’interno l’impasto fino a raggiungere i ¾ della capienza. Con una mano bagnata tagliare l’impasto a metà per il lungo fino a toccare il fondo dello stampo e cuocere a forno preriscaldato a 200° per 30/35’. Dopo la cottura togliere dal forno e lasciar raffreddare.

sabato, novembre 25, 2006

Ebbene sì... Siore e siori, la moleca!


Ci si era lasciati con quesito.

Chi è costei?

Un plauso a chi ha
indovinato. Effettivamente, si tratta della moleca!

La moleca è uno dei sim
boli della Laguna veneziana, del chioggiano per l'esattezza.

E' un granchio dal guscio molle (homen nomen, si direbbe allora, ed ogni volta mi commuovo sui processi di formazione degli zoonimi) che solo nella Laguna, appunto, si... si....
Qua sopraggiunge un problema sulla
scelta del verbo.
Raccoglie?...Alleva?...
La sua produzione è in
fatti talmente particolare ed ha un così forte impatto sul tessuto sociale della comunità dei pescatori lagunari da prevaricare qualsiasi definizione.

Di fatto, è il granchio più diffuso nel Mediterraneo.
M
a solo in questa particolare area geografica viene raccolta nel periodo di muda, quando perde il rivestimento (che si chiama carapace) e si presenta, quindi, molle.
Do
po la raccolta viene effettuata una cernita atta a distinguere i granzi "boni" (abili ed arruolati) da quelli "matti" (per i quali la muda non è stata fruttuosa e non lo sarà più per la stagione). A questo punto vengono messe nei "vieri" (che non escono con le veline, ma sono piuttosto contenitori di vimini), calate in acqua dove la muta arriva a compimento.

La moleca è Presidio Slow Food e, tra l'altro, Guest Star di una cena
a tema della Condotta di Civitavecchia (vedi qui), insieme ad altri piatti tipici della cucina veneziana come il Risotto di Go' (pescioletto di piccole dimensioni aduso ad imboscamenti nel fango) o le sarde in saòr (in carpione), che si mantengono anche 4-5 giorni e portano un anonimo veneziano a scrivere:

"So nato a Venexia, go el pare pesca
or, par quindese giorni se magna saor, famme un piasser: cambia mestier"!

La moleca, e peggio ancora il peculiare processo di "raccolta", è a rischio: un po' per la concorrenza di allevamenti ittici meno stancanti e più remunerativi (la vongola, ad esempio), un po' per l'inquinamento della laguna.

La moleca, come anticipato, si propone fritta cosparsa leggermente di farina, alla "buranea".


Non me ne vogliano i granchi locali, ma la Moleca è di un altro livello!

Vellutata di patate della Tuscia con zafferano, patè di olive taggiasche e cialda di pecorino romano



Sbucciate le patate e fatele a dadini. Dopo aver fatto un soffritto con aglio in camicia ed un rametto di rosmarino rosolate le patate e poi lasciatele cuocere aggiungendo un po di brodo vegetale o acqua. Salate e pepate (io ho usato il pape bianco cosicché non si vedesse) e a cottura ultimata aggiungete lo zafferano. Frullate il tutto e lasciate intiepidire. Servite con una piccola quenelle di patè di olive taggiasche e la cialda di pecorino romano.
Per la cialda di pecorino dovete grattarlo finemente, oliare leggermente un padellino antiaderente, metterne un cucchiaio circa aspettare che i bordi diventino dorati, toglierlo dal fuoco e dargli la forma che preferite. Una volta freddo sarà croccantissimo!

venerdì, novembre 24, 2006

Superb Muffin Base



Ingredienti:

1,5 cup di farina
¾ cup (180 ml) di zucchero semolato
2 cucchiaini da te colmi di lievito
½ cucchiaino da te di sale
1/3 cup (75ml) di olio
1/3 cup di latte
1 uovo
2 cucchiai di estratto di vaniglia
1 cup dell’ingrediente da voi scelto

Per prima cosa unire tutti gli ingredienti secchi e poi aggiungere la parte liquida. Incorporare alla fine gli aromi da voi scelti per personalizzare i vostri muffin. Cuocere a 190° per 20 minuti.
Io li ho provati in vari modi, fra i più buoni:
Gocce di cioccolato, cannella e mele, pere e pinoli, cioccolato e pere, mandorle, mirtilli…

mercoledì, novembre 22, 2006

Bufala con olii aromatici



Due minuti ed è pronto!

Un'ottima Bufala Campana, un ciuffo di insalata, dei cetrioli tagliati a bastonicini (privati della buccia e semi per non farli rimanere pesanti) e un tris di olii aromatici:

Peperoncino fresco, scorza di limone e basilico

Acciughe, aglio e timo

Erba cipollina e scorza di lime (poca giusto per smorzare un po!)

L'olio che consiglio è quello di Canino (Frantoio Archibusacci) provatelo!

lunedì, novembre 20, 2006

An empty bed-sitting room is a sad bed-sitting room...

Senza Chiara, e su questo non c'è storia, il monolocale è triste e vuoto...

Resto a guardare nostalgici tramonti santamarinellesi ad libitium, finché non farà ritorno, fra qualche giorno...

Allora mi incaponisco sulla creazione di un post da 100 parole. Ecco i risultati.

Con cento parole non si può dire tanto. Anzi, forse quasi niente. Già solo quindici se ne vanno per spiegartelo, ma tu, noncurante, mi chiedi di raccontarti una storia. Allora ti narrerò di come quell’uomo, intento a calcolare ogni attimo della sua vita, arrivò a cinquanta anni senza accorgersene. Fu in quel momento che decise di spingere il tasto rewind, e tornare indietro, in una ricerca dell’amore, al contrario. Comprò fiori, regalò anelli, dispensò baci e carezze. Ma per farla davvero innamorare di lui, sapeva che avrebbe dovuto realizzare l’irrealizzabile. Raccontarle una storia usando solo cento parole.

Vi lascio con un indovinello.. Cos'è questa?

Vi do qualche indizio...

- Non viene allevata ma raccolta nel periodo di muda (in primavera ed in autunno)

- Cresce solo in uno specifico habitat, a Nord Est dal monolocale...

- Viene cucinata viva in olio bollente, dopo esser stata leggermente cosparsa di farina

Allora...chi indovina?




sabato, novembre 18, 2006

The Dark Side of Agenore's Story





...Figuriamoci se una semplice fetta di torta era quanto bastava a placare l'intrattabilità di Agenore!
Ben altro ci voleva, altro che il Dolce del Mattino...

Il fatto è che Agenore, ora, non suscitava più nessuna timorosa ammirazione.
Era come sono tanti bimbi a quell'età. Piagnucoloni, capricciosi. Attaccati alla mamma come se ancora non avessero tagliato il cordone ombelicale.

La mamma di Agenore era disperata.

Passava le mattinate ad acquistare ingredienti anziché temporeggiare davanti ad una tazza di caffé edulcorata dai maliziosi pettegolezzi delle amiche.
I pomeriggi a mescolare farina e uova senza trovar un attimo per sollazzarsi con le colorite diatribe di Uomini e Donne.
Ed anche la sera era diventato difficile andare fuori per ristoranti, o anche solo...insomma, fare quelle cose che fanno i papà e le mamme che si vogliono bene.

Agenore irrompeva nella camera da letto buia, correva ad infilarsi sotto le lenzuola e cominciava a supplicare la mamma "è vero che domani mi fai trovare ancora una volta il dolce? E' vero? Dai! Su, su! Dimmelo..".

La sua petulanza era inammissibile.

Fu così che sua madre si rinchiuse per un pomeriggio intero nella biblioteca della megera del Paese. Si vociferava che la strega tenesse negli scaffali bui Necronomicon rilegati in pelle umana, tomi di magia nera, unguenti putridi e dagli aromi pestilenziali...

Un giorno, con la complicità del cacciatore, allontanò Agenore. "Vai con il signore", gli aveva detto, "che ti fa vedere come si estrae il cuore da un cerbiatto!".
Poi si era guardata allo specchio, era esplosa in una risata agghiacciante ed aveva indossato il grembiule nero, quello con le ragnatele disegnate.

Aveva pelato le carote prese a prestito dal Bianconiglio, che le coltivava in un appezzamento del giardino reale della Regina di Cuori rubando spazio ai semi di carte da Poker... Terroir maledetto, quello, intriso di sangue di innocenti fenicotteri sgozzati per i tiri sbagliati... Le aveva poi mixata con le mandorle del mandorlo al quale il Gatto e la Volpe avevano impiccato Pinocchio; aveva aggiunto le uova della gallina dalle uova d'oro, per l'occasione nutrita a piombo, una scorza di limone avvizzito dalle polvere sottili della centrale a carbone che si ergeva sullo sfondo della città e in ultimo, ma non per importanza, due fiori di camomilla, insuperabile rimedio per la distensione dei nervi.
Coadiuvante al sonno d'altri tempi.

Neanche Agenore avrebbe saputo resistere.
In più, giusto per essere sicura, a cottura terminata imbavagliò i dolcetti in una tela filata con l'arcolaio maledetto di Aurora.

Agenore, quella sera, ricevette l'inatteso dolce regalo.
Cadde in un sonno profondo già al primo morso.
La madre lo rinchiuse in una teca di cristallo, in attesa di qualche teenager con i codini e l'apparecchio ai denti che un dì sarebbe giunta per risvegliarlo.

Poi prese suo marito per mano, lo condusse alla discoteca.

Quella sera, la Guest Star sarebbe stata Costantino.

venerdì, novembre 17, 2006

Mela al Forno


Prendete una mela, aiutandovi con uno scavino togliete tutta la polpa e passate un po di succo di limone all'interno. Condite la polpa con un po di limone (per non far annerire) lo zucchero (io ho usato quello di canna), la cannella, unite pinoli tostati e un po d'uvetta, precedentemente bagnata nel rum...quasi come se stesse facendo il ripieno dello strudel. Dopodichè mettete il composto nella mela e ricomponetela. Infornate a 180° circa per una 30 di minuti. Come accompagnamento potete metterci quello che preferite. Secondo me sarebbe stata perfetta una pallina di gelato alla vaniglia con una cialda croccante ma dato che non ne avevo ho rimediato con degli ottimi crostini fatti con la Pagnotta di Monte Romano (grano duro) su cui ho fatto carammellare un po di zucchero di canna e cioccolato.

giovedì, novembre 16, 2006

Birra & Formaggio

Il connubio Birra-Formaggio è uno dei miei preferiti...vi propongo un po di ottimi abbinamenti che ho trovato su internet...Trappiste (La Trappe, Chymay bleu)

Formaggio a pasta fresca --> Robiola di Roccaverano --> Weiss( Franziskaner)

Formaggi a pasta molle:
Pasta filata --> Mozzarella di bufala --> Lager (Menabrea)
Pasta cruda --> Taleggio --> Pilsner ( Pilsner Urqueller)

Formaggi a pasta dura:
Pasta cruda e pressata:
Bra --> Marzen
Fiore sardo --> Bier du Garde (Jenlain)
Canestrato pugliese --> Pale Ale

Pasta filata
Provolone valpadana --> Kolsh Alt Bier
Caciocavallo silano --> Stout
Scamorza affumicata --> Rauchbier


Pasta semicotta
Toma piemontese --> Bock
Fontina --> Dopplebock

Pasta cotta --> Bitto e Parmigiano Reggiano --> Barley Wine

Formaggio a pasta erborinata:
Gorgonzola --> Trappiste (La Trappe, Chymay bleu)

Non dimenticate di servire il tutto con pane fresco delle varietà che preferite

Se vi interessa conoscere meglio il mondo della birra ed abitate nei pressi di Roma a Gennaio non perdetevi il Master organizzato dalla Condotta Slow Food di Civitavecchia!

martedì, novembre 14, 2006

I SUONATORI


L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore.
Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto, in cui brontola il malcontento o guaisce l'invidia; al contrario, lo stomaco pieno è il triangolo del piacere oppure i cembali della gioia.
Quanto all'amore, lo considero la prima donna per eccellenza, la diva che canta nel cervello cavatine di cui l'orecchio si inebria e il cuore ne viene rapito.
Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita, e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne.

Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo.

(G. Rossini)


Ci alziamo dalle sedie solo dopo aver poggiato gli strumenti.

Con una mano sul petto, l’altra dietro la schiena, raccogliamo gli sparuti applausi con un inchino d’altri tempi. Bissiamo il rituale, nella speranza che qualcuno, anche un solo temerario, si alzi in piedi dedicandoci un tributo convinto.

Quando il sipario si chiude, facciamo ancora in tempo a vedere la signora dal trucco vistoso risvegliarsi dal torpore che l’ha attanagliata per tutta la durata dello spettacolo.

Bella vita, la nostra.
“Sempre in giro”, ci dicono “chissà quanti bei posti vedete”.
Vero.
“E le facce delle persone, gli applausi, gli inchini…”.
Beh. Insomma.
“Gli ingaggi! Le soddisfazioni!”.
Macché.

Il fatto è che certi ensamble sono fuori moda. Devi sbatterti per esibirti su platee di periferia, dove al teatro si va solo per essere ammirati mentre si entra al teatro, con la pelliccia nuova e la perla ricevuta a Natale. Poi, quando si spengono le luci, nessuno ti vede. Lì si scatenano gli istinti più atavici.
E noi,
avatar svolazzanti tra le poltrone, avvertiamo la noia trasudare dal velluto rosso, solidificarsi in un tutt’uno con la nostra mesta rassegnazione.

Il post-spettacolo, per fortuna, è l’appendice frizzante delle agrodolci ripercussioni della performance.
Nell’osteria di turno, affoghiamo il sopraggiungere della notte con schiamazzi e trangugiamenti, strimpellii e scampanellii, strombazzamenti e chiacchiere. Risate. Sorsate profonde.

Lontani dall’epopea solitaria del musicista geniale e riluttante, ci compenetriamo l’un l’altro, noi e i nostri antipodi, gli avventori paonazzi e le cameriere discinte, il cuoco, il padrone di casa.

Ci porgiamo la mano e la guancia, proni a mangiare ed amare, ché mangiare in ultima istanza è amare.

Ce lo dice il cuoco, mestierante come noi che ha fatto dei suoi strumenti protesi inamovibili.

Con fare disinibito estrae dal cilindro tecniche primordiali tramandatesi di generazione in generazione, mescolando alchimie magiche, componendo arie sontuose con il semplice combinare elementi spiccioli, come un musicista fa con le note. Curandosi bene di sminuzzare semibiscrome, sbucciare minime e semiminime, dosare tempi di cottura e pause da quattro quarti, mentre nel calderone si cuociono a fuoco lento diesis in salsa di bemolle.

A fine serata, sotto le lampade illuminate e le mosche che vi ronzano intorno, sui dolci declivi collinari, rimaniamo noi, con gli strumenti abbandonati sulle panche e una canzone triste da intonare, forse un fado, forse no.

Siamo sazi e gonfi di noi.

A dormire, noi suonatori, vorremmo non dover andare mai.


lunedì, novembre 13, 2006

Le Cam-om-ille di Simone Rugiati


Una variazione sulla tradizionale ricetta della Camille proposta dallo chef Simone Rugiati, di cui avremo modo di parlare, nella rubrica "Oggi cucino in..." su Gambero Rosso Channel.

Ingredienti:
300g di mandorle
150g di zucchero
300g di carote pelate
4 uova
scorza di limone
1 bustina di lievito
50g di farina 00
1 o 2 cucchiai di fiori di camomilla

Preparazione:
Frullare le mandorle con lo zucchero e la scorza di limone e riporre il composto in una ciotola. Tagliare le carote a rondelle e frullarle nello stesso mixer; aggiungere 1 uovo e quando è assorbito un altro uovo. Unire le carote al composto di mandorle e zucchero, aggiungere le 2 uova restanti,la bustina di lievito setacciato con la farina e i fiori di camomilla. Infornare a temperatura elevata per far formare una crosticina dopodichè abbassare la temperatura e lasciar cuocere circa 20 minuti.

La stagione invernale - atto I


Giovedì sera inauguriamo la stagione invernale della Condotta Slow Food di Civitavecchia...

E la riprendiamo quasi da dove idealmente l'avevamo lasciata lo scorso maggio (ante e post).
Ovvero dalla collaborazione con Giulio e Maria Giovanna del ristorante "La Bomboniera" di Civitavecchia, collaborazione grazie alla quale abbiamo in parte contribuito allo svolgimento di Terra Madre 2006. Certo, molto in piccolo... Ma siamo una rete ed ogni nodo è fondamentale.

La cena di giovedì l'abbiamo chiamata "Bomboniera d'Autunno", un po' perché ci piace giocare con le parole, un po' perché l'idea che volevamo dare era proprio quella delle nozze tra i prodotti stagionali e la cucina sarda (di terra, e qua scatta il primo effetto shock, perché pensi a Civitavecchia, pensi alla Sardegna e ti viene in mente il mare - mare e nient'altro..).
In più, testimoni d'eccellenza, tre Presìdi sardi: il Casizolu, il Fiore Sardo dei Pastori e lo zafferano di San Gavino Monreale.

Il Casizolu è un formaggio a pasta filata di vacche Sardo-Modicane (eccezione, in una terra di pecorini) a forma di pera panciuta. La produzione di questo formaggio richiede una cura impensabile, dalla lavorazione con la cagliata alla lievitazione all'invecchiamento.


Il Fiore Sardo dei Pastori, invece, è un cacio che trova nella Barbagia il suo luogo d'elezione. La forma stretta agli estremi è data dalle fuscelle utilizzate per l'essicamento, a forma di cono tronco, dette pischeddas.

Infine lo zafferano di San Gavino Monreale, che Maria Giovanna utilizzerà nella preparazione di alcuni antipasti. I fiori vengono raccolti nel primo mattino, quando sono ancora chiusi o poco aperti, gli stimmi vengono separati dai petali fiore per fiore, con le dita unte di olio autoctono si umettano per poi metterli ad essiccare.

Se vi trovate a Civitavecchia e non volete perdervi l'occasione...vi aspettiamo!

'Gusto

Dopo aver girovagato un'oretta per il negozio ho scelto:


Sono due piccoli libri della scuola "Etoile" veramente fatti bene... al più presto provo qualche ricetta!

Ho comprato anche uno stampo in silicone con monodose a semisfere, esattamente questo:


Nel pomeriggio, lo inauguro provando a fare le Cam-om-ille...cosa sono???

Se ripassate questa sera dal mio blog troverete foto e ricetta...Buona Giornata!

Il negozio 'Gusto è a Roma in Piazza Augusto Imperatore 9 (Vicino all'Ara Pacis) il sito è www.gusto.it

giovedì, novembre 09, 2006

Baccalà spinozzato


Il baccalà spinozzato (o spinuzzato) è un'altra ricetta tipica della mia città e praticamente sarebbe un'insalata di baccalà!

Ingredienti:
Baccalà bagnato
ravanelli
carote
pomodoro
cetriolo
basilico
sale e olio

Preparazione:
Per prima cosa, dopo aver dissalato il baccalà lasciandolo a mollo in acqua, si deve privare della pelle e sminuzzare cioè togliere tutte le spine e farlo a pezzetti seguendo le venature della carne.
Dopodichè si pelano i pomodori e si privano dei semi, si tagliano il resto degli ingredienti e si condisce il tutto. Si lascia insaporire per qualche ora e si serve.
L'unica attenzione deve essere nel regolare il sale, assaggiate prima il baccalà e regolatevi di conseguenza!
Io l'ho servito con una base di misticanza e semi di papavero.

mercoledì, novembre 08, 2006

Pizza col zibibbo



Tiritalla tiritalla
il prete sona e la serva balla
e si ar prete je va bbona
er prete balla e la serva sona.
Tiritalla tiritalla morirai senza assaggialla..
la pizza con zubbibbo calla calla.

Questo è un piatto storico della mia città...la ricetta proviene dal Breviario di cucina civitavecchiese ed è identica a come la faceva la mia nonna...vi assicuro che appena uscita dal forno "calla calla" è squisita!




Ingredienti: 100 grammi di polenta a grana grossa, 100 grammi di polenta fina, quattro cucchiai di zucchero, un bel pizzico di anice, tre cucchiai di olio, un pizzico di sale e 150 grammi di uva passa. In un piatto fondo grande disporre la farina a fontana, versarvi gli ingredienti meno l'uva passa e formare una pastella non troppo densa con circa mezzo litro/tre quarti d'acqua. Disporre la pastella in una teglia di 30 cm. di diametro ben oleata e distribuirvi l'uva passa, precedentemente ammorbidita in acqua per 30 minuti; aggiungere un filino di olio e cuocere per circa un'ora a 180/200 gradi.

lunedì, novembre 06, 2006

Papaya e Melone



Siamo un po fuori stagione per questi ingredienti ma può essere un'ottima idea per i prossimi caldi...

Per quanto riguarda la base è pasta sfoglia sbriciolata legata con un filo di miele (potete anche non metterlo o lasciare la pasta sfoglia sana)
Sopra c'è una macedonia di melone e papaya fatta macerare sotto vuoto per una notte in frigo con zucchero poco succo di limone ed un goccio di crema di cedro (si possono aggiungere anche altri tipi di liquore es. limoncello)

La guarnizione è eccellente e semplicissima....
Fate un po di caramello in una padella antiaderente, mettete dentro una manciata di pistacchi, prendete un rametto di rosmarino e lo passate dentro il caramello facendo in modo di far attaccare i pistacchi caramellati alle foglioline e lasciate asciugare su carta forno leggermente oleata.
I puntini rossi che vedete sono una riduzione di amarene.

L'abbinamento rosmarino-pistacchi potete provarlo anche sulla Torta Tatin alle albicocche...se mi ricordo dove ho messo la ricetta ve la posto!

Polpettine fritte


...Come dice Savarin: "Cuochi si diventa, ma rosticcieri si nasce."

sabato, novembre 04, 2006

Alici verdi al forno



La foto è fatta di corsa e non rende molto ma vi assicuro che sono buonissime!

Ingredienti:
600g Alici
Pangrattato oppure 8 fette di pancarrè tostato
mazzetto di erbe aromatiche (timo, maggiorana,erba cipollina,prezzemolo)
aglio (tagliato molto sottile ci sta bene...io però ho evitato)

Sfilettate le alici, mettete nel mixer il pangrattato con le erbe aromatiche e frullate per pochi secondi, cospargete le alici con la panura, un filo d'olio e un pizzico di sale. Fermatele due a due con uno stecchino e infornate per pochi minuti (160° per 5' ) e servite con una dadolata di pomodoro fresco!

venerdì, novembre 03, 2006

Il dolce del mattino

La favola del Dolce Del Mattino...

AGENORE

Agenore, a dodici anni, era dotato di un senso critico che lasciava sbalorditi, tanto da indurre a chiedersi se avesse davvero dodici anni.
D’altronde, lui era stato forgiato per un avvenire diverso da tutti gli altri. A partire dal nome.
Carezzando il pancione, i suoi, avevano pensato all’unisono che per quel frugoletto prossimo a venire al mondo bisognava stendere una sceneggiatura curata e ricca di colpi di scena. Per quel motivo avevano optato per un principio pirotecnico.
Al resto ci aveva pensato lui.
A tre settimane dalla nascita aveva rifiutato il latte materno con una smorfia di disapprovazione.
A due mesi aveva preso l’abitudine di suggere dal biberon latte scremato di mucche selezionate, insaporito da due schegge di stecca di cannella e biscotti di cereali tostati.
Fortuna che non sapeva ancora parlare.
Non sarebbe durata a lungo, e difatti il problema fu ovviato quando compì un anno.
Lì cominciarono i problemi. “Quetto no, cacca”, “no vojo, brutto”, “cchifo”, “cacca”, “brutto”.
Uno ad uno si erano meritati la bocciatura i manicaretti più squisiti dell’infanzia, dalla mela grattata all’omogeneizzato, dal brodo vegetale alla pastina in brodo.
Agenore, che ci crediate o meno, sopportava a malapena addirittura le stelline.
Gli enfants prodige, a tutta prima, suscitano stupori divertiti, strappando applausi a scena aperta. Poi, dagli e dagli, risultano stucchevoli. E si cominciano ad incolpare i genitori, rei di averlo “viziato troppo, il moccioso”. Loro, pater et mater, che sapevano d’aver creato un mostro, respingevano le accuse, “non è vero”, ripetevano.
Se Agenore era così, era tutto merito di Agenore.
Con i primi dentini spuntò un delirio d’onnipotenza inquietante.
Ancora non camminava quando con il girello si spostava da un angolo all’altro della cucina per giudicare inadatte tecniche di cottura di indaffarate domestiche. Accennava appena un’andatura a carponi e già rifilava sonori calci nel sedere a maîtres chocolatiers di indubbia fama. Assaporava personalmente, intingendo il ditino nei barattoli di pregevole fattura, spezie consegnate dai quattro angoli del globo. Poi puntava lo stesso minuscolo ditino verso cuochi e mestieranti della cucina, scagliando improperi ed anatemi.
La manina come strumento di condanna: pollice verso, indice accusatorio, medio alzato.
Agenore era diventato intrattabile.
La mattina, al risveglio, una stuola di camerieri gli si parava dinnanzi augurandogli il buongiorno ed incrociando le dita dietro le spalle. Uno ad uno sollevavano il coperchio del vassoio, glielo porgevano ed attendevano impauriti il responso.
Quando gli ingredienti lo trovavano soddisfatto, sopraggiungeva un’ulteriore discriminante.
Il nome.
“Muffin”, ricorda la muffa.
“Ciambellone”, troppo nazionalpopolare.
“Plum Cake”, troppo internazionale.
“Torta Paradiso”, ma va all’inferno!
“Torta della nonna”, eh, sa di rancido come una vecchia!
“Torta…” basta!, esclamava seccato.
La madre di Agenore, disperata, non sapeva che pesci pigliare.
Un giorno, un’anziana che passava per il paese, venuto a sapere del bimbo temuto, avvicinò la signora. “Io so cosa farebbe contento suo figlio”, le disse. Parlarono per una manciata di minuti. Si sorrisero. La vecchina scomparve così come era giunta, silenziosamente, senza fragore.
La mamma di Agenore indossò un grembiule turchino ed iniziò a dosare gli ingredienti.
Utilizzò un po’ di farina presa in prestito dal mulino dei sette capretti; uova dalla gallina che le deponeva solo d’oro ma che, per quella volta, fece uno strappo alla regola; zucchero proveniente dal venditore ambulante di zucchero filato del Paese dei Balocchi. Infine aggiunse una mela tagliata a pezzettini fini. Ma dato che l’aveva ricevuta da una strega persasi per il bosco, pensò che forse sarebbe stato meglio lavarla per bene.
Il dolce così finito fu presentato ad Agenore all’alba seguente. Nella stanza, nessun cameriere. Solo sua madre, profumosa di mamma, con quell’odore inconfondibile che solo le mamme nelle mattine d’inverno, fredde e piovose, riescono ad avere. Il profumo di un abbraccio che ti consente di saltare la scuola.
“Ti ho preparato il dolce del mattino, amore di mamma…”, gli disse sorridente, carezzandogli i capelli.
Agenore diede un morso, poi un altro. Annuì con la testa, poi le gettò le braccia al collo.
Malelingue dicono che versò anche una o due lacrime di bimbo.
Insomma, una favola con tanto di happy ending.

Dopotutto, a dodici anni, è lecito credere alle favole, anche se sei Agenore.

Ingredienti
350 g di farina
250 g di zucchero semolato
1 bustina di lievito
4 uova grandi
100 g di burro
¼ di latte
sale
burro e farina per la tortiera.

Preparazione
Accendete il forno a 180°. Fate fondere il burro. Setacciate la farina con il lievito dentro una ciotola ampia e miscelatela con lo zucchero e un pizzico di sale. Fate la fontana e mettetevi le uova intere, il burro fuso e il latte non troppo freddo. Mescolate bene il tutto con un cucchiaio di legno quindi versate il composto in una tortiera da 26 cm di diametro imburrata e infarinata e mettete il dolce nel forno già caldo. Lasciate cuocere per circa un’ora quindi sformate e fatelo raffreddare su una gratella.
È un dolce molto semplice e facile, ideale da inzuppare nel caffelatte. Può essere preparato anche con il mixer, raccogliendo tutti gli ingredienti e frullando per un paio di minuti.

Io ho aggiunto all’impasto una mela tagliata a piccoli dadini leggermente infarinati per non farli affondare e l’ho spolverata con zucchero a velo e cannella.

Una colazione davvero fantastica!




giovedì, novembre 02, 2006

Piccolini Gorgonzola e pere


Un primo molto semplice e gustoso!
Io consiglio di fondere il gorgonzola con un filo di crema di latte per renderlo più delicato. Per la qualità delle pere scegliete le vostre preferite!