venerdì, dicembre 28, 2007

Quando sei food-addicted...

Non è che ce se ne accorga in divenire, d'essere food-addicted.
Te ne rendi conto col senno di poi, scartabellando quanto hai scritto su un blog, rievocando sapori assaporati ed indimenticati in un anno. Nell'anno che sta per finire.
Insomma, sei food-addicted e tutto, ma proprio tutto, ti parla di cibo.

La presa di coscienza di questo tuo state of mind ti spalanca le porte dell'onniscenza. Tutto si fa più chiaro.
Non negarlo, sei food-addicted. Per questo...

...non passi il Capodanno con Loro. TU sei diverso. (e su chi esclude chi, poi, si potrebbe disquisire a lungo)

...ritorni al Monolocale in Centro con le valigie cariche di sensazioni vissute ed impresse a fuoco sulla pelle, nelle viscere, nella testa. Torni una, due, tre volte. Hai la tristezza nel cuore, dimentico del fatto che - per tornare tre volte - sei partito tre volte.

...ogni prima volta l'affronti con l'entusiasmo del bambino che muove i primi passi. E' stato così con la gelatiera, con il sifone, con la disarmante eclatanza di un'aerificazione.

...vivi successi sfavillanti e waterloo che abbatterebbero un bisonte con la frivolezza d'un pensiero dedicato a qualcosa da sgranocchiare, mordicchiare, sbocconcellare.

...anche la preparazione del più rùushtico dei panini si trasforma in un rituale gastrointellettuale.

...te ne freghi delle problematiche di traduzione, ché se si parla di frutti esotici e pietanze multiculturali non c'è un linguaggio peculiare, no. I food-addicted vivono in una Torre di Babele tutta fatta di marzapane.

E poi, che sei food-addicted, se ne accorgono anche gli altri.
Tipo Angelo, che per Natale mi ha fatto portare dal Babbo Rosso un bel libriccino sui cocktails.

Sto preparando un esame. Diritto dell'Unione Europea. E' sputando sangue sul manuale che mi imbatto nella celeberrima sentenza che codifica il "principio del mutuo riconoscimento" e, per via giurisprudenziale, il conseguente "principio delle esigenze imperative", la sentenza 120/78, meglio nota come Cassis de Dijon (parlez-Vous français?).

Poi, uno dice la food-addiction.
Mi sono subito precipitato a vedere di usare il Cassis de Dijon in cucina.
Come?

Preparando, à la Max, un Kir Royal.


Ingredienti:
1/10 Crème de Cassis
9/10 Champagne

Versare la Crème de Cassis nel flûte. Colmare con la sciampagna. Mescolare rapidamente.

La nascita del Kir la si deve al sindaco/sacerdote di Digione nel ventennio 1945-65, tal Canon Felix Kir.
Variante del Kir (che anziché lo Champagne contempla l'uso di vino bianco secco)





Bene, se la food-addiction è una malattia, non voglio guarire mai.

Per questo ci aspetta, nel Monolocale, un duemilaotto coi controfiocchi.

Siete tutti invitati, ça va sans dire.

1 commento:

Massimiliano Fattorini ha detto...

n ho mai preparato un kir royal, me ne hai fatto venire voglia :-) mi sa proprio che uno dei prossimi sabato mi lancio in questo cocktail!