Ovvero, ho mangiato il pasto degli umili, nella speranza di una riabilitazione futura. Come andare a Canossa con le ginocchia nude e il capo cosparso di cenere.
Cena indigesta, quella.
Sette-portate-sette.
S’è detto tutto e di più sulla gioiosa (per gli invidiosi) serata di Manchester. Che Roma poggi su sette golli. Che non si può che essere al settimo cielo. Che dovremmo dimenticare dedicandoci al briscola e tre sette.
Simbologia sbirulina, quella del sette.
Ma l’assist migliore me lo servono i temerari che hanno recapitato a Trigoria 120 chili di carote.
Come dire, “bravi conigli”.
Le carote erano il contorno di quella cena che c’è rimasta sullo stomaco.
Non è che abbiano sbagliato più di tanto nella scelta dell’ortaggio, se non altro per le sue qualità curative ed organolettiche.
La carota, si sa, è gustosissima se consumata cruda in insalata. Magari con altri sette ingredienti. Nuda e cruda come la verità dei fatti.
È molto indicata, poi, come gastro-protettore delle pareti dello stomaco: è un ottimo antiulcera, e forse è proprio quello di cui abbiamo tutti –tifosi, società, chi più ne ha– un po’ bisogno..
La carota è molto usata in cosmesi perché antiossidante e ricca di betacarotene, perciò stimola l'abbronzatura prevenendo la formazione di rughe e curando la pelle secca e le sue impurità; in vacanza, i giocatori dell’aesseroma, se le portassero un po’ di quelle carote. Per non dimenticare.
La sua polpa, infine, è un ottimo antinfiammatorio molto adatto a curare piaghe, sfoghi cutanei e screpolature della pelle.
La sconfitta brucia, e lo farà a lungo… Magari, con un piastriccio di quei centoventi chili di carote, almeno un po’ riusciremo a lenire il dolore.
Ah, dicono faccia bene anche alla vista. Ma a quanto pare, questa, non è che una balla inventata proprio dalla perfida Albione.
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