sabato, maggio 30, 2009

Appunti per un fishermen's market civitasvetulino, meglio se pop, con un occhio ad Ostenda (ovvero, Wertmulleriano elogio al gamberetto crudo)

[piccolo preambolo. Chiara ha sempre un Panama da governare. In più, il Vaio sembra essere diventato terra pei ceci, come si dice da queste parti per chi è dipartito. Ecco spiegata la sua perdurante latitanza. Promette di mettersi al paro, promette.]

Sulla spiaggia di Ostenda tira sempre vento. Il sole, pallido, sembra schifarti. L’oceano, burrascoso, irride le tue chiappe mediterranee.
Allora, sulla spiaggia di Ostenda, l’azione più sensata che si possa intraprendere è scambiare due parole con chi, sulla spiaggia d’Ostenda, sembra trovarsi a suo agio, se non altro perché in quel lembo di Fiandre ci vive.
Che poi, ti confesseranno, il luogo che proprio non puoi perderti non è la spiaggia, ma la Albert I Promenade, un vialone sul quale non andresti mai a passeggiare se odiassi i capelli scompigliati.
Io ci son stato, sulla Albert I Promenade, ad Ostenda, ed anche su un molo dove ho mangiato gamberetti in fasce. Li portano direttamente i pescatori, quando tornano dalle battute di pesca, al calar del sole. Si piazzano in certi carrozzoni simili a quelli dei porchettari e cucinano gamberetti. Alla brace, in cartoccio, fritti. Ad alcuni permettono addirittura di suggere le delicate carni dai carapaci crudi, in un afflato di pedofilia ittica.
Tu, mentre sgranocchi la grigia croccantezza gamberéttica, puoi comprare una sogliola, un merluzzetto, quel che il mare ha offerto quel giorno. Ma vuoi mettere, la gioia di un acquisto mentre addenti un gamberetto?
Raccontai allora a quell’ostendese, semmai così si chiami, che anche noialtri, a Civitavecchia, abbiamo i pescatori che vendono il ripieno delle reti al ritorno dalla paranza. Ho speso quattordici minuti a cercare il lessema utile, in inglese, per paranza. Sembrava aver capito.
I pescherecci, nella nostra città - continuai - arrivano fin dentro il cuore pulsante del porto vecchio, in una darsena racchiusa tra un’antica rocca medievale ed il molo dell’ex lazzaretto. Aveva un’espressione di sincero rapimento. Però non cucinano gamberetti sul molo, chiusi evasivo, mentre un frammento di carapace s’impigliava tra gli incisivi.
Mi venne da pensare, al quattrocentesimo gamberetto spogliato ed ingurgitato, che ci mettessimo a farla noi a Civitavecchia, questa pantomima del gamberetto cucinato e servito su due piedi, à la street food, il pubblico apprezzerebbe mica.
Da noi solo mise-en-place ficherrime e chef telegenici.
Come direbbe Tomasz Kuciewski, qué làstima.

3 commenti:

Marilì di GustoShop ha detto...

Metti il dito nella piaga, e che piaga, Fabrizio. E' sempre la stessa storia. Noi invece consegnamo tutto il bendidio a camioncini che partono per fiumicino e per napoli e chi s'è visto s'è visto. In compenso al mercato coperto del pesce puoi comprare a peso d'oro dei meravigliosi gamberi decongelati.
Siamo davvero i migliori (per darci martellate sulle "gioie"...) !!!
Baci alla co-inquilina latitante

Fabrizio Gabrielli ha detto...

ahimé, marilì, ahimé
[locuzione scelta per manifesta superiorità delle vocali accentate]
consegno assai volentierissimo il bacio

Unknown ha detto...

ciao!!! vi ho rubato un pò di ricette per il sifone perché è stato il mio regalo di compleanno!!

complimenti e infiniti auguri per il bar!!

la puntata pilota la finisco di montare il 18 e 19 giugno... poi mi faccio viva... magari potremmo organizzare una proiezione privata...

mille bacioni