Sulla scia dell’apprezzamento Cavolettiano per
Stavolta, però, più che il Pays Plat, al centro della scena è uno stile tipicamente british: la traditional bitter.
Dell’insostenibile leggerezza dell’essere (amara) ho parlato qualche giorno fa su Peperosso, dove scrivevo di una di quegli innamoramenti istantanei che pochi ne capitano nella vita, ergo l’incontro ravvicinato del quinto tipo con
E poiché, finiti i freddi e con loro i tempi per strong ales, birre natalizie, porter & stout, il sopraggiungere della primavera trascina con sé voglia di qualcosa di fresco e dissetante, s’è deciso di approfondire il discorso sulle bitter.
[Piccolo inciso: il concentrarsi sulla produzione british non è casuale. Lo sanno bene Sir Alfred Barnard e tutti coloro i quali, nelle settimane scorse, si sono visti contattare da un Fabrizio Gabrielli intento a cercare materiale per una tesi basata sul gusto Vittoriano per la birra. That’s all.]
Grazie ai sempre sapienti e mirati consigli del buon Mirko, nel portabagagli della Monolocale-machine si sono ritrovate due chicche del St Peter’s –
O’Hanlon’s, per chi non lo sapesse, è il birrificio che produce la mai-troppo-celebrata Thomas Hardy’s Ale (anche di lei, tempo fa, scrissi su Peperosso). Ed anche lì, ebbene sì, fu amore a primo sorso. E forse non tutti sono a conoscenza del fatto che O’Hanlon’s ha praticamente rilevato l’intera gamma della Eldridge Pope, scomparsa dalla scena birraria nel 2003, che
Quando, nel
Con molta probabilità nemmeno Oliver Cromwell lo sospettava, altrimenti l’avrebbe prontamente scovato.
Insomma, una birra rinfrescante, bilanciata, della quale bere una, due, più pinte. In tranquillità, mentre fioriscono i peschi.
Godendosi tutta l’insostenibile leggerezza dell’essere (amari).
1 commento:
un salutino!
stanca.
notte.
A PRESTO!!! Bravi....
Roberta
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