giovedì, marzo 06, 2008

Back from Livorno: accacciuccati


Ci rituffiamo in una Civitavecchia deserta che è notte fonda. Nessuna macchina affolla Viale Marconi. Lo facciamo lasciandoci di fianco Porta Livorno, nuova nel suo scintillante candore, che ci osserva mestamente di rientro.

Due ore e mezza prima non uscivamo da Porta Civitavecchia, che non esiste e forse mai esisterà. Ma eravamo a Livorno, giuriamo.
Non potremmo documentarlo con foto, questo no. D'altronde, la nostra simpatica bucaniera ha ben deciso d'abbandonarci proprio tra un passo e l'altro affastellato in una raggiante mattinata di inizio marzo sulla pavimentazione romboidale di Terrazza Mascagni. C'est la vie.

Ma cell'abbiamo ancora impressa negli occhi l'amaranto Livorno, della quale Pierpaolo Pasolini scrisse ”Livorno è una città di gente dura, poco sentimentale, di acutezza ebraica e di buone maniere toscane, di spensieratezza americaneggiante. Le facce intorno sono modeste, allegre e oneste. Pei grandi lungomari disordinati, grandiosi c’è sempre un aria di festa come nel meridione, ma è una festa piena di rispetto per la festa altrui…”.

E festa è stata, di fatto, festa fatta di sbocconcellamenti ad ogni ora del giorno e della notte.

Festa di colori e profumi, come la visita del sabato mattina al Mercato Centrale delle Vettovaglie, per uno strano scherzo del destino esattamente centoquattordici anni dopo l'inaugurazione - che avveniva il primo marzo del 1894, come impresso nella prima pagina della Gazzetta di Livorno che troneggiava gloriosa sul banco del trippaio all'angolo, lato mare, dovutamente immortalato ma ça va sans dire...

Festa sprizzante di Chianti giovane e Cacciucco di Ivo Piagneri, chef del Ristorante Da Galileo - ma non solo, sembrerebbe anche abile narratore e memoria storica vivente -, sulle quali pareti troneggiano foto di vips capitati in visita o presuntamente tali, dove tra un Mago Binarelli ed una Claudia Schiffer scorgiamo anche un raggiante Fulvio Pierangelini et signora, estemporaneamente sorridenti, e dire...

Festa d'aromaticità estiva - quelle estati che profumano di tiglio e di timo - alla domenica mattina, prima aspirando boccate di iodio sul lungomare da Terrazza Mascagni all'Accademia Navale et retour, poi inalando l'acredine della resina nella pineta di Castiglioncello, prima di saltellare da uno scoglio all'altro e sederci a bordo mare che più a bordo mare non si può, che quasi i flutti potevi sfiorarli con la punta del piede, alla Lucciola dei Bagni Ausonia per degli gnocchi ai bianchetti di inusitata bontà.

E festa alcolemica, infine, con il Poncino eletto a nuovo feticcio del mascolino inquilino del Monolocale, lui che è abituato al caffé corretto (con Sambuca, obviously), ma che ha trovato nel Ponce Livornese un affettuoso compagno di viaggio. Non più di Chiara e L., quello mai.

Le feste, soprattutto quelle riuscite bene, al finire ti lasciano sazio e soddisfatto, pronto a poggiare la testa sul cuscino per sonni tranquilli e riposati, con la mente già a quando replicare.
Perché, si sa, raepetitia juvant.
Devono pensarlo anche i livornesi quando scrivono sui muri Pisa Merda.

2 commenti:

Killo ha detto...

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JAJO ha detto...

Ciao Fabrizio, (GGGOOOOOOOOOLLLLLLLLLLLLLLL.... scusa... un'interferenza di Zampa...)
Anche la mia "bucaniera" mi ha abbandonato sui lastroni di Stromboli, neanche due ore dopo essere arrivati (ma avevo già scattato 270 foto :-D).
Mi segno subito i due indirizzi gastronomici da voi provati, visto che mi fido ciecamente delle vostre papille gustative... e non solo di quelle...

PS: beh... anche Pisa, però, niente male :-)