A noialtri occidentali, gente dell'emisfero boreale, piace tanto parlare per anglicismi. Per questo definiremmo la cucina cocoliche come una cucina, ehm, fusion.
D'altra parte, il cuore xénes dell'Argentina porteña, gente dell'emisfero australe, uh, agli antipodi di noialtri, il termine se l'è coniato in casa, guardando all'altra parte dell'oceano, ricordando con nostalgia terrazzini profumosi di basilico.
Cocoliche.
La nascita delle parole è un fenomeno che -almeno personalmente- ho sempre ammirato come evento quasi mistico.
Capita che a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, tra le migliaia di immigrati italiani sbarcati a Baires (insieme a tedeschi, spagnoli presto detti gallegos, polacchi, libanesi, ognuno dei quali ha conferito alla città porteña il carattere cosmopolita che la contraddistingue) ci fosse un certo Antonio Cuccuoliccio. Cuccuoliccio trova lavoro come sguattero nel circo dei fratelli Podestà. Non fa niente di particolare: dà di ramazza, lava, fa quello che c'è da fare. Soprattutto, parla con molta difficoltà lo spagnolo, mescolandolo con elementi di italiano. Fin qui nulla di speciale, questa era un po' la prassi per i milioni di tanos (diminutivo di papolitanos, "napoletani", epiteto dispregiativo affibbiato agli immigrati italiani) che affollavano il quartiere de La Boca, roccaforte italiana nel mondo a testa in giù.
Poi, capita che un comico si metta, un giorno, ad imitarne il gergo sul palco. E' subito successo, e nasce un nuovo personaggio, appunto, Cocoliche.
La cucina cocoliche, per assimilazione, è la cucina dell'interpolazione per eccellenza.
Nei quartieri ad alta densità d'immigrati, tra le donne del vicinato, impegnate ad arabbatarsi col poco che c'era, capitava non di rado di scambiarsi ricette, ingredienti, tecniche di cottura. Metteteci le difficoltà oggettive di comunicazione, ed ecco che avrete una cucina eclettica, eterodossa...in una parola, cocoliche.
Eclatante è il caso dell'icona della cucina cocoliche, arruffona e confusionaria: la Milanesa Papolitana.
Ai limiti del nonsense geografico, consiste nello stravolgimento della milanese, arricchita da salsa di pomodoro, bacon e formaggio fuso, tutto ripassato in forno.
La culinaria neococoliche non è che il risultato dei mille Cuccuoliccio dei giorni nostri, cinesi boliviani peruviani protagonisti dei nuovi flussi migratori. Così, tra i barrios di Baires, oggi trovi fianco a fianco patate per fare la huancaìna peruana, mazamorra e chicha morada, wan-tang e cebiche (al quale dedicai un post tempo fa).
Si dirà "ah, poteri della cucina fusion".
Eh no.
Esto es el cocoliche.
D'altra parte, il cuore xénes dell'Argentina porteña, gente dell'emisfero australe, uh, agli antipodi di noialtri, il termine se l'è coniato in casa, guardando all'altra parte dell'oceano, ricordando con nostalgia terrazzini profumosi di basilico.
Cocoliche.
La nascita delle parole è un fenomeno che -almeno personalmente- ho sempre ammirato come evento quasi mistico.
Capita che a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, tra le migliaia di immigrati italiani sbarcati a Baires (insieme a tedeschi, spagnoli presto detti gallegos, polacchi, libanesi, ognuno dei quali ha conferito alla città porteña il carattere cosmopolita che la contraddistingue) ci fosse un certo Antonio Cuccuoliccio. Cuccuoliccio trova lavoro come sguattero nel circo dei fratelli Podestà. Non fa niente di particolare: dà di ramazza, lava, fa quello che c'è da fare. Soprattutto, parla con molta difficoltà lo spagnolo, mescolandolo con elementi di italiano. Fin qui nulla di speciale, questa era un po' la prassi per i milioni di tanos (diminutivo di papolitanos, "napoletani", epiteto dispregiativo affibbiato agli immigrati italiani) che affollavano il quartiere de La Boca, roccaforte italiana nel mondo a testa in giù.
Poi, capita che un comico si metta, un giorno, ad imitarne il gergo sul palco. E' subito successo, e nasce un nuovo personaggio, appunto, Cocoliche.
La cucina cocoliche, per assimilazione, è la cucina dell'interpolazione per eccellenza.
Nei quartieri ad alta densità d'immigrati, tra le donne del vicinato, impegnate ad arabbatarsi col poco che c'era, capitava non di rado di scambiarsi ricette, ingredienti, tecniche di cottura. Metteteci le difficoltà oggettive di comunicazione, ed ecco che avrete una cucina eclettica, eterodossa...in una parola, cocoliche.
Eclatante è il caso dell'icona della cucina cocoliche, arruffona e confusionaria: la Milanesa Papolitana.
Ai limiti del nonsense geografico, consiste nello stravolgimento della milanese, arricchita da salsa di pomodoro, bacon e formaggio fuso, tutto ripassato in forno.
La culinaria neococoliche non è che il risultato dei mille Cuccuoliccio dei giorni nostri, cinesi boliviani peruviani protagonisti dei nuovi flussi migratori. Così, tra i barrios di Baires, oggi trovi fianco a fianco patate per fare la huancaìna peruana, mazamorra e chicha morada, wan-tang e cebiche (al quale dedicai un post tempo fa).
Si dirà "ah, poteri della cucina fusion".
Eh no.
Esto es el cocoliche.
7 commenti:
La "Milanese papolitana" è stato ed è il mio piatto da serata per i ragazzi ruffiano e gustoso.
magari qualcuno può pensare che la cucina "Cocoliche" abbia a che fare cona la colica.... ;)))
Loste
Fortissimo.la milanesa poi...Mi sembra di sentire la mia nonna,:-)))
Cmq anche in america nn scherzano eh,mi hanno servito delle linguine alla marinara, con pesce, panna e cheddar!!!! ;-(((
Posso???
Io l'ho pensato appena ho letto...ahahahah!
Chiedo venia...!
diciamo che la cucina italiana fuori dall'italia è un po', come dire...
ma è un luogo comune. (o forse no)
grande loste, proporre un piatto da vero... (co)coliche d'acqua
:P
F
Ancora uno splendido post Fabrizio.
GRANDE !!!
Non la conoscevo (pur avendo una amica Argentina :-D).
Jacopo
Fantastico... questo blog è semplicemente fantastico!
Grazie mille per questa pagina culturale! Splendido racconto scritto a meraviglia!!
Bravissimi!
Grazie ancora!
carino, la storia del cocoliche me l'ha raccontata un'amica argentina tempo fa.Sono perfettamente d'accordo con te sulla mistica delle parole..:D
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