E ’l duca mio distese le sue spanne,
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro a le bramose canne.
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ’l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero, che ’ntrona
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.
INFERNO, CANTO VI
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro a le bramose canne.
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ’l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero, che ’ntrona
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.
INFERNO, CANTO VI
L'oratore, alzatosi in piedi, schiarisce la voce mentre, con un gesto veloce e ripetuto della posata contro il bicchiere, richiama l'attenzione.
Tarcisio Indeciso ed Almirante Titubante, seduti nel fondo della sala, scambiano colpi di gomito coi commensali e, con lo sguardo rapito, fissano colui che si sta apprestando a sciorinare un fiume di parole su ciò che è e ciò che farà.
Lo fanno continuando a masticare con la bocca chiusa, per educazione.
In quest'ultima settimana non se ne sono persa una, di cena elettorale. Hanno svariato - con imbarazzante disinvoltura - dalla salsicciata di questo al buffet trendy e modaiolo di quell'altro, a bordo piscina.
Sono passati dai vini d'annata e le bollicine prestigiose di taluno alla beva dei nettari di talaltro.
Mostrando sempre, con solerzia impeccabile, un profondo interesse per programmi e piani d'azione, sorridendo alla satira ed imbufalendosi per la denuncia sociale, applaudendo parole d'ogni colore e -all'interno del colore- differenti nuances.
Il protagonista e promotore dell'agape di stasera s'infervora tra un primo mare e monti e la grigliata mista.
Poi, dopo uno scroscio d'applausi, camerieri dagli occhi stanchi tornano ad aggirarsi per i tavoli che sembrano moltiplicarsi ad ogni portata.
C'è ancora tempo per la musica, due strette di mano, i saluti e le raccomandazioni.
Di qui alla chiamata alle urne passano ancora tre giorni.
Non sia mai che si riesca ad estrarre dal cilindro qualche tecnica persuasiva più originale del riempire il buzzo al potenziale elettorato?
Tarcisio Indeciso ed Almirante Titubante, seduti nel fondo della sala, scambiano colpi di gomito coi commensali e, con lo sguardo rapito, fissano colui che si sta apprestando a sciorinare un fiume di parole su ciò che è e ciò che farà.
Lo fanno continuando a masticare con la bocca chiusa, per educazione.
In quest'ultima settimana non se ne sono persa una, di cena elettorale. Hanno svariato - con imbarazzante disinvoltura - dalla salsicciata di questo al buffet trendy e modaiolo di quell'altro, a bordo piscina.
Sono passati dai vini d'annata e le bollicine prestigiose di taluno alla beva dei nettari di talaltro.
Mostrando sempre, con solerzia impeccabile, un profondo interesse per programmi e piani d'azione, sorridendo alla satira ed imbufalendosi per la denuncia sociale, applaudendo parole d'ogni colore e -all'interno del colore- differenti nuances.
Il protagonista e promotore dell'agape di stasera s'infervora tra un primo mare e monti e la grigliata mista.
Poi, dopo uno scroscio d'applausi, camerieri dagli occhi stanchi tornano ad aggirarsi per i tavoli che sembrano moltiplicarsi ad ogni portata.
C'è ancora tempo per la musica, due strette di mano, i saluti e le raccomandazioni.
Di qui alla chiamata alle urne passano ancora tre giorni.
Non sia mai che si riesca ad estrarre dal cilindro qualche tecnica persuasiva più originale del riempire il buzzo al potenziale elettorato?
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