lunedì, febbraio 12, 2007

FOODBALL: MAGNAROMA ATTO II

Il calcio, quello vero, è diverso da quanto si è detto e scritto in questa settimana.
Noi che lo sappiamo continuiamo ad averne fame.
A noi, piace viverlo così.

F

Er Sor Franco e la di lui figlia Rosella, gestori della Taverna, decisero poi, un bel giorno, di investire su uno chef che potesse lavorare a lungo e con calma olimpica, senza avere tutti i giorni un diavolo per Capello. Per facilità, ne scelsero uno in gamba e, de facto, senza capelli.

Senza orpelli era invece la sua cucina, destrutturata la si sarebbe definita.

Gli ingredienti erano gli stessi della tradizione, undici in pentola, qualcun altro nella dispensa. Il segreto stava nel combinarli in maniera innovativa, non convenzionale.

Decise, quello chef, di proporre un menù rinunciando ai piatti di punta. E se proprio non se ne fosse potuto fare a meno, beh, sarebbe stata la più umile e verace delle portate a stagliarsi sempiterna ed intramontabile. Un piatto, una bandiera. Come solo i facioli co le cotiche sanno essere.

Con un occhio alla stagionalità, optò per molti prodotti ortofrutticoli della Primavera. Certo, gettando un occhio alle tendenze fusion. Giunse a combinare empanadas cilene (ma pequeñas pequeñas) a churrascos brasileiros ficcanti come gli spiedi che li infilzavano.

Ed anche la carta dei vini era di tutto rispetto. Vi figurava, ad esempio, un raro Sauvignon Blanc Chateau de Mexes ’82. Poi, un Latour De Rossi di recente insignito del quarto grappolo da una rassegna mondiale tenutasi in terra teutonica, ma anche una selezione accurata di novelli. Per i palati meno esigenti, una birra bionda svedese, dal gusto deciso e forte, la Wilhelmsson. Per le bollicine andò sul classico: Ferrari. Per non dimenticare il Gran Riserva Principe Vucinic, sebbene qualcuno, sul Gran, riponesse più che qualche dubbio.

Si riempiva tutti i giorni, la taverna der Sor Franco. A pranzo e a cena, che ci fosse sole o temporali scroscianti. E gli avventori, saldato il conto, se ne uscivano sazi e soddisfatti.

Prenotandosi per il finesettimana successivo.

Eppure, chissà com’è, nonostante la qualità, nonostante tutto, le stelle – le guide – alla fine le rilasceranno solo a certi posti d’élite di Milano, locali Internazionali, dove il conto è salato e gli ingredienti costosi, ma soprattutto dove lo chef non accenna ancora a tagliarsi quel ciuffo sbarazzino…

1 commento:

JAJO ha detto...

Complimenti Fabrizio: due Foodballpost strepitosi.
Mammamia che ricordi le rosette in Curva Sud piene di tutto (e i tappi nascosti in fondo alle tasche dello zainetto o dentro il panino per poter richiudere la bottiglietta e non farsi la doccia ad ogni movimento dell'Onda Tifosa :-D ).
E sempre..... FORZA MAGGICA ROMA !!!