giovedì, settembre 03, 2009

Dell'andare, del tornare, e del vivere in delay


Che poi certe volte capita, capita ed è ogni volta meravigliosamente inquietante, d’uscir di casa senza dare quattro mandate al chiavistello col dire “dieci minuti e son di ritorno”, e invece magari ti viene da tirare indietro lo schienale, due minuti ed esser via di là, come canta Jovanotti, e fuggire.
Tornare di corsa a casa per buttar due cose in valigia, che si fa, allora, si parte?, e certo che si scappa. Tre-giorni-tre a Senigallia, a provar tutto ciò che non hai provato ed anche a bissare cert’esperienze che son manna per le sinapsi e per le papille gustative. Magari torni, poi, e butti un occhio al Monolocale e dici certo che lasciar tutto in sospeso così, con quelle melanzane fondenti e quei pachino infornati, via, scappati, senza dir nulla, e ti riprometti di giustificarti, in primis con te stesso. Ma fa così caldo, il mare è così invitante, ed il lavoro così asfissiante e copioso, che allora in quei ritagli di tempo di smanettare su blogspot ti va mica, e vai a tuffarti. Oppure t'incastri su un traghetto, li vogliamo passare un paio di giorni in Sardegna, e certo che li vogliamo passare.
Che poi, certe volte, ti senti in colpa, ed allora pensi che sarebbe forse il caso di…, dovremmo certamente..., ma il cervello macina quei pensieri che sei in traghetto, e poi nuovamente sulla terraferma ci sono le parole dei libri che t’ingabbiano, le foto che ti risucchiano, il semplice passeggiare sui chicchi d’anguria che son meravigliose occupazioni e ci pensi mica, a scrivere qualcosa sul blog. Ti pare.
Però scatti foto, e foto ancora, assaggi ed annoti, pigli appunti e cerchi di ricordare, con il mood di chi pensa che sarà altrettantemente appassionante giocare a scavare nella memoria per trovare quel sapore, quella nuanza, quel riflesso, quel brillìo che quando esisteva tu c’eri, e sarà più bello raccontartelo perché non è deflorato dall’imperativo dellì’immediatezza.
Così abbiam passato un agosto intero a raccogliere frammenti da ricucire in un patchwork settembrino, con la consapevolezza che, di qui in poi, vivremo in delay, sfalzati d’un mese. Mentre l’uva si farà ed il fico comincerà a pendere cercheremo di ricordarci della salsedine che t’incrosta i capelli da Battino a Porto Pozzo, e poi ancora birre stappate e sorseggiate, con calma, senza l’obbligo morale di scapicollarsi a spiattellarle, tutte, d’amblé, le emozioni.
Che poi, certe volte, è figo vivere in delay.

Si rispolverino le stanze del Monolocale, mesdames et messieurs.
E perdonateci il citofono scolorito. Nel frattempo, noialtri s’era a far di queste colazioni…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

salve a voi,
piacevolmente colpita dal vostro blog, dal suo esprimere un lifestyle che trovo estremamente apprezzabile, mi sono permessa di segnalare il vostro link sul mio blog (non culinario!).
Spero non sia un problema, in caso contrario scrivetemi pure, lo rimuoverò tempestivamente.

mi trovate qui: http://sedicodiana.ilcannocchiale.it/

Ciao!
Diana

il maiale ubriaco ha detto...

Ciao ragazzi ;-)
Anche da noi nostalgie estive.
Come vi condivido!
Un saluto.
Ste