Giemme, quando non dirige riccardomutisticamente le trivellazioni della Roma underground, piglia il primo volo con destinazione Panama, impreca non una non due non tre ma quattro volte ad ogni cuginesca biancoceleste segnatura, e scopre il favoloso mondo delle birre artigianali.
“Però, ‘sta Sbulba”, ti dice.
Sbulba, che sarebbe un bel cognome se il nome fosse Tarà, è invero Boulba, all’anagrafe Taras.
Una delle più buone artigianali che mi (ci, comprendendo Giemme, e pure D., dài) sia capitato di bere in questi ultimi tempi.
La Taras la brassano i tipi di Zinnebier (o Brasserie de la Senne... ah, la Belgique!), bruxellini veri, di quelli che se gli dici “oh, vado a visitare Anversa” ti dicono “ma che cazzo ci vai a fare, ad Anversa”, e che davanti ad un “quant’è bella Brugge” sciorinano con aria da maestrina dell’asilo “Bruges, s’il te plait”.
Taras Bul’ba è anche il nomecognome di una delle più riuscite epopee epiche del secolo decimonono, a firma Gogol’.
Riassunta in una manciata di spicciole parole, la storia è quella di un guerriero cosacco, Taras per l’appunto, e dei suoi due figli, Ostap ed Andrij. Se il primo diverrà grande condottiero, il secondo abbandonerà padre, fratello, fede, eroismo per una donna. Polacca, per giunta. Come va a finire non starò qua io a raccontarvelo (vero, DF?).
Certo è che quella di Taras è una storia amara, proprio come l’omonima birra, extrahopped recita l’etichetta, e straluppolata invero.
Anche se poi, nelle sfumature d’amaro, capita più d’una volta di scorgere nuances dolci (ah, l’amour!), accattivanti, financo comiche.
Non a caso i tizi del Zinnebier hanno deciso, mutatis mutandis, di rappresentare l’ira d’un padre fiammingo nei confronti del figlio reo d’essersi innamorato d’una vallona.
Così la raccontano a Bruxelles.
Noi si fa finta di crederci. Soprattutto Giemme, che di tutto punto, gradita la storia, ordina prestamente un’altra Sbulba.
“Però, ‘sta Sbulba”, ti dice.
Sbulba, che sarebbe un bel cognome se il nome fosse Tarà, è invero Boulba, all’anagrafe Taras.
Una delle più buone artigianali che mi (ci, comprendendo Giemme, e pure D., dài) sia capitato di bere in questi ultimi tempi.
La Taras la brassano i tipi di Zinnebier (o Brasserie de la Senne... ah, la Belgique!), bruxellini veri, di quelli che se gli dici “oh, vado a visitare Anversa” ti dicono “ma che cazzo ci vai a fare, ad Anversa”, e che davanti ad un “quant’è bella Brugge” sciorinano con aria da maestrina dell’asilo “Bruges, s’il te plait”.
Taras Bul’ba è anche il nomecognome di una delle più riuscite epopee epiche del secolo decimonono, a firma Gogol’.
Riassunta in una manciata di spicciole parole, la storia è quella di un guerriero cosacco, Taras per l’appunto, e dei suoi due figli, Ostap ed Andrij. Se il primo diverrà grande condottiero, il secondo abbandonerà padre, fratello, fede, eroismo per una donna. Polacca, per giunta. Come va a finire non starò qua io a raccontarvelo (vero, DF?).
Certo è che quella di Taras è una storia amara, proprio come l’omonima birra, extrahopped recita l’etichetta, e straluppolata invero.
Anche se poi, nelle sfumature d’amaro, capita più d’una volta di scorgere nuances dolci (ah, l’amour!), accattivanti, financo comiche.
Non a caso i tizi del Zinnebier hanno deciso, mutatis mutandis, di rappresentare l’ira d’un padre fiammingo nei confronti del figlio reo d’essersi innamorato d’una vallona.
Così la raccontano a Bruxelles.
Noi si fa finta di crederci. Soprattutto Giemme, che di tutto punto, gradita la storia, ordina prestamente un’altra Sbulba.
5 commenti:
Grande Fabrizio, sai che l'ho bevuta tanti anni fa, anche se non ricordo dove :-(
Non pensare alle segnature cuginesche... ancora un abisso ci separa da loro :-D
;) vero. Finché c'è Taras Boulba, c'è speranza...
Sempre un paicere leggerti, alcune volte mi dimentico che sti parlando di birra, a breve ti chiamerò per scrivere in una "rivista" speciale di 8 pagine :P
Vabbè a presto, evviva la Sboulba e l'estate!
ahhhaha
grazie M
arrossisco
f
Che bel mondo quello delle birre artigianali e più ti ci muovi dentro e più ti accorgi di quanto sia sconfinato. A presto - speriamo - degustazione Panamense ! [Still waiting for the end of the nightmare...]
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