C'era una volta uno scrittore norro-danese, Aksel Sandemose, che ovviamente non troverete mai tradotto in italiano (anzi, sì: Il mercante di catrame, edito da Iperborea cinquantacinque anni dopo la sua uscita).
Questo scrittore, in un romanzo che si intitola En flyktning krysser sitt spor (qualcosa che dovrebbe suonare tipo "Un fuggitivo attraversa i suoi sentieri"), codificò lo Janteloven [altresì detta, legge di Jante].
In cosa consisteva, è presto detto. Jante è un piccolo villaggio danese, dove "nessuno è anonimo" (cfr. Sigrid Undset) ma, al contempo, tutti sono anonimi.
La legge del villaggio, infatti, impone dieci regole, che trovate qua ma che sono riassumibili attraverso la prima: "non dovresti pensare di essere qualcuno".
Una sorte di Tall Poppy Syndrome norrena (ovvero, quella tendenza a criticare mossi da pregiudizio, senza discernimento critico, senza l'ambizione di sovvertire la stasi).
Kjetil Jikiun, uno dei due mastri birrai del "birrificio creativo" Nøgne Ø di Grimstad, questa legge di Jante non se la vuole proprio sentire cucita addosso.
Per questo si è dedicato a fomentare (facendogli vivere una sorta di Rinascimento) la cultura birraria in Norvegia, importando alcuni stili prima semisconosciuti (essenzialmenti inglesi, come la Porter o la IPA).
Nøgne Ø, in norreno, significa "l'isola sterile". E' rubato dalle prime linee di un poema di Henrik Ibsen, Terje Vigen, che esalta l'animo eroico di un padre di famiglia, affamato, che cerca di superare le barricate (del preconcetto) per portare a casa un tozzo di pane (qualcosa di simile faceva il protagonista di Fame di Knut Hamsen, ma questa è un'altra storia).
Ed i preconcetti, Kjetil & Co., li sorpassano alla grande.
Remando contro un mercato birrario che, in Norvegia, è costituito perlopiù da birre leggere, filtrate e pastorizzate, hanno dato vita ad un piccolo miracolo di diversità brassicola marcato da perle birrarie complesse, aromatiche, corpose, ma soprattutto - specie per alcune - estreme.
Come la Dobbel IPA, che abbiamo sorseggiato ieri sera con Orazio&Antonella.
Per dire, una IPA assai simile a quelle che doveva conoscere il mio adorato Alfred: gradazione alcolica abbastanza elevata (8°), ma soprattutto luppolatura che definire generosa è ancora poco.
Insomma, IBU 100 è "più che generosa"!
Vizio tutto norreno, a quanto pare, se è vero che tali livelli di amara gradevolezza li avevamo riscontrati finora solo nella 100grams IPA di Ølfrabrikken.
E poi c'è chi dice che la vita, in Scandinavia, è meno amara...
Questo scrittore, in un romanzo che si intitola En flyktning krysser sitt spor (qualcosa che dovrebbe suonare tipo "Un fuggitivo attraversa i suoi sentieri"), codificò lo Janteloven [altresì detta, legge di Jante].
In cosa consisteva, è presto detto. Jante è un piccolo villaggio danese, dove "nessuno è anonimo" (cfr. Sigrid Undset) ma, al contempo, tutti sono anonimi.
La legge del villaggio, infatti, impone dieci regole, che trovate qua ma che sono riassumibili attraverso la prima: "non dovresti pensare di essere qualcuno".
Una sorte di Tall Poppy Syndrome norrena (ovvero, quella tendenza a criticare mossi da pregiudizio, senza discernimento critico, senza l'ambizione di sovvertire la stasi).
Kjetil Jikiun, uno dei due mastri birrai del "birrificio creativo" Nøgne Ø di Grimstad, questa legge di Jante non se la vuole proprio sentire cucita addosso.
Per questo si è dedicato a fomentare (facendogli vivere una sorta di Rinascimento) la cultura birraria in Norvegia, importando alcuni stili prima semisconosciuti (essenzialmenti inglesi, come la Porter o la IPA).
Nøgne Ø, in norreno, significa "l'isola sterile". E' rubato dalle prime linee di un poema di Henrik Ibsen, Terje Vigen, che esalta l'animo eroico di un padre di famiglia, affamato, che cerca di superare le barricate (del preconcetto) per portare a casa un tozzo di pane (qualcosa di simile faceva il protagonista di Fame di Knut Hamsen, ma questa è un'altra storia).
Ed i preconcetti, Kjetil & Co., li sorpassano alla grande.
Remando contro un mercato birrario che, in Norvegia, è costituito perlopiù da birre leggere, filtrate e pastorizzate, hanno dato vita ad un piccolo miracolo di diversità brassicola marcato da perle birrarie complesse, aromatiche, corpose, ma soprattutto - specie per alcune - estreme.
Come la Dobbel IPA, che abbiamo sorseggiato ieri sera con Orazio&Antonella.
Per dire, una IPA assai simile a quelle che doveva conoscere il mio adorato Alfred: gradazione alcolica abbastanza elevata (8°), ma soprattutto luppolatura che definire generosa è ancora poco.
Insomma, IBU 100 è "più che generosa"!
Vizio tutto norreno, a quanto pare, se è vero che tali livelli di amara gradevolezza li avevamo riscontrati finora solo nella 100grams IPA di Ølfrabrikken.
E poi c'è chi dice che la vita, in Scandinavia, è meno amara...
3 commenti:
Bravo bravo a te non te se po nasconde niente :D.
T'è piaciuta allora sta Nogne...
Ti mando abreve la lista delle birre, ma risulta difficile fare una selezione.
A prestissimo, Mirko
Mmazza se m'è piaciuta.
Penso di votarmi al Luppolo.
E di chiamare i miei figli Cascade, Challenger e Fuggle. Fuggle secondo te è da maschio o da femmina?
PEr il resto, sono in trepidante attesa
Fuggle mi pare un nome da cane...
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