martedì, gennaio 13, 2009

L'Acquacotta, pane spreca e trippa abbotta

E poi a Madame Pericard, in una di quelle giornate ancora troppo lontane dal momento in cui si sarebbe potuta nuovamente inerpicare per Notre-Dame des Neiges, tanta era la neve che ricopriva Rue Goulissant, capitò per le mani Mils journées de mineur di Jean-Benoit Larouche. Quante volte lo aveva letto, quel libro, fantasticando sui paesaggi di La Lumiere e sull’amore tra Bernard e Licia, consumato nella clandestinità di un vicinato mal sopportato!

Si era ricordata, allora, di quando Guillaume l’aveva portata con sé, a Roma, e poi s’erano buttati sul primo treno per Civitavecchia, ed ancora sobbalzato ad ogni buca per la strada tutta tornanti che s’attorcigliava sui Monti della Tolfa. E quanto le aveva volute vedere, Madame Pericard, quelle case di tufo d’Allumiere, ed anche la Rocca di Tolfa, sullo sfondo della quale, in una notte di luna piena, i due amanti del romanzo s’erano finalmente potuti abbracciare…

In quel libro si faceva un gran parlare d’una zuppa. Acquacotta, la chiamava Licia. “Vedi che non torna, sta troppo bene lui coi bei tizzoni, l’amici suoi e l’acquacotta!”, confidava a Bernard facendosi consolare per l’assenza prolungata del marito carbonaio.
L’aveva assaggiata, poi, quella zuppa povera, Madame Pericard, fatta solo di erbe di campo e pane raffermo, olio, qualche cipolla ed uno spicchio d’aglio, battuto di lardo a volersi allargare e poi l’agreste, per dar colore, ch’era un vino acerbo fermentato in un tinello coperto con la cera d’api.

E come avrebbe voluto saperli tutti, i nomi di quelle erbe, Madame Pericard, come quelle che la signora della taverna chiamava abbojeli e che se solo avesse detto tamari, ecco, avrebbe capito subito, Madame Pericard.

Aveva riconosciuto la borragine, la cicoria, la maggiorana e la mentuccia, le bietola ed i broccoli, va bene, ma certe altre no. E allora ne aveva assaggiata ancora, fino a sentire la pancia esplodere, ché “l’acqua cotta pane spreca e trippa abbotta”, come aveva ghignato maliziosamente la signora della taverna.

I due, sazi come Licia e Bernard erano d’amore, non le avevano prestato ascolto, presi com’erano a scrutare da lontano il sole che si congedava, inabissandosi lentamente a mare, facendo sembrar Civitavecchia ancor più piccola.

[Se voleste saperne di più su Madame Pericard ed il suo Guillaume, dovreste prender questo e sfogliar pagine fino ad arrivare alla 71.
Se invece ad appassionarvi è l’Acquacotta, forse può interessarvi sapere che ne abbiamo fatto la guest star di una serata col chioccioluto convivio. D’altronde, anche noialtri marinai “non si vive di solo mare”. Maggiori dettagli nella locandina qua sotto, che s’aprirà d’amblé appena stimolata con un clic.]


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