giovedì, gennaio 22, 2009

Jamòn, baby, light my fire...


[c'è, nel prosciuttico racconto, una citazione, oh sì. A chi la scova, e la indica per primo nei commenti, in regalo una copia de "L'Inafferrabile Weltanschauung del Pesce Rosso"]

Il signor Arizmendi, quell’immagine là della signora sbraitante che copre gli occhi del piccoletto appiccicato alla vetrina dei salumi, non se la riesce proprio a togliere dalla testa mentre, con la lettera di richiamo che lo invita a “presentarsi presso gli uffici della direzione” nella tasca della giacca più bella che possiede, percorre i corridoi asettici delle sale dei bottoni del Cort Inglès.
Quindici anni di onorato servizio al bancone norcino buttati nella pattumiera per un’irrefrenabile desiderio di leccare. Che spreco.

Nelle fumose taperie galleghe di vent’anni prima s’era innamorato del salame. Chistorras e chorizos, salumissimi tra i salami, imperversavano nei più libidinosi sogni del bell’Arizmendi sostitendosi alle voluttuose fattezze di Audrey Hepburn, più ancheggianti e conturbanti della consomonima Salomé.
Quando realizzò d’aver campato per mesi con una visione del mondo obnubilata dalle proverbiali fette di prosciutto, beh fu in quel momento che, squarciato il velo di Maya e raccolto i filamenti di grasso che s’erano aggrovigliati sulle dita come adipiche ragnatele, aveva viaggiato per l’Europa in cerca di una prosciuttica rivelazione.

S’era addentrato nei boschi di conifere dei Carpazi per azzannare coscie conciate che del prosciutto sembrava indossassero con nonscialanza il codice fiscale, pršut che diobon se l’erano bon e melliflue montenegrine pršute. In un baretto malfamato di Kranjska Gora aveva incontrato uno scrittore originario di Brighton giunto nelle slave terre alla ricerca di materiale per un romanzo che voleva raccontare la storia di un mastro liutaio boemo; ma più attraenti aveva trovato, il paroliere, le cosce pallide delle slovene rispetto alle fasce di compensato marino; l’aveva ritratto così, Arizmendi, lo scrittore britannico, con lo sguardo avvinazzato e le rozze dita che scivolavano laide sulle esili rotule citando Cartesio per fare colpo. Cogito ergo sum, I think therefore I am, e rivoli di sudore colavano sulla barba del panciuto albionico istrione intento a gettar perle ai porci, mentre le timide falangette di Lubianine avventrici venivano guidate sull’emisferica trippa prima di scivolar ancor più giù, sulle prosciuttiche gambe.

I think, therefore I ham.

E se magari ti spifferano che c’è quel posto là, libero, al Cort Inglés, al banco dei salumi, e tu non hai fatto altro che inseguire salumi del Vecchio Continente per tre, quattro, cinque lunghissimi anni, anni di grasso e stagionature, salature e venature, inchiostro bluastro e pepe verdastro su sfondo amaranto, carne stagionata, jamòn serrano, c’è di meglio?

Cosa gli fosse passato per la testa, al signor Arizmendi, in quei momenti là, quindici anni dopo, dopo quindici anni al banco dei salumi in devota adorazione, prima di avvicinarsi il prosciutto alle labbra e srotolar fuori la lingua, poi, chi lo sa?, chi lo sa cosa cazzo t’è passato per la testa, eh, Arizmendi?, chiede il direttore di reparto, con la camicia sbottonata ed un incazzatura a portar via religiosamente riposta nel sacchetto griffato alle sue spalle.

Jamòn, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Pro-sciut-to: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Pro. Sciut. To. Era Jimmy, semplicemente Jimmy la mattina, ritto nel suo mezzo metro con una cotenna sola. Era di York se per sbaglio cadeva in acqua bollente. Era Pršut nelle scuole di Tito. Era Presunto sulla linea tratteggiata dei documenti di Salazar. Ma tra le mie braccia era sempre lui, prosciuttosamente Jamòn.

Questo pensava, Arizmendi, mentre leccava la superficie sudata, mentre il prosciutto tornava a velargli lo sguardo, mentre Jim Morrison erompeva sinuoso tra i fruscii vinilici gemendo Jamòn baby light my fire.

7 commenti:

Serena ha detto...

primo commento...ma la citazione nn l'ho trovata.... la pazzia di leccare il caro jamon, dopo tanti anni di onorata carriera.... mi sembra un pò pirandelliano! :) bel blog..complimenti!

Anonimo ha detto...

Sappiamo che è stupido...ma fosse Camon baby light my fire? Nota canzone dei Doors? FAcce sapè, perchè è l'unica cosa che ci passa x la testa!!! Daddano&Sese.

Fabrizio Gabrielli ha detto...

@ verdepomodoro: acqua.

@ D&A: mmm. Una è quella. Ma è troppo facile, così. Ce n'è un'altra. E' un passo di un romanzo.
Vabbé, aiutino.
Ne hanno tratto anche un film.

ccc ha detto...

Lolita di Nabokov.

"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia."

Ho vinto qualche cosa? : )

Fabrizio Gabrielli ha detto...

bravissimo Christian. Indovinato, era Lolita di Nabokov.
Invia una mail seguendo il link "contattaci" nella homepage del blog indicando nome, cognome, indirizzo. Hai vinto una copia della raccolta di racconti "L'Inafferrabile Weltasnchauung del Pesce Rosso". Del sottoscritto.

ccc ha detto...

Grazie Fabrizio, mail inviata!

Fabrizio Gabrielli ha detto...

@ Christian: mail ricevuta. Matùpensa, ci si re-incontra!