Che c’entra, certe volte speravo anche di diventare cowboy, astronauta, pompiere – quello era uno dei periodi in cui mi sentivo più eroico.
Oh, anche assaggiAutore.
Per questo penso che ad Alex Kapranos non manchi nulla. Ed un po’ lo invidio.
Leader affermato e undisputed dei Franz Ferdinand, il gruppo brit-pop più indie che c’è.
Per forza o per amore, viaggiatore all-world-around.
E come se non bastasse, recensore gourmand incaricato, dal Guardian e dall’Internazionale di regalare ai lettori stille di food on tour.
Si può chiedere di meglio?
Rock Restaurant lo consiglierei, ad occhi chiusi e papille gustative spalancate.
Il Kapranos dimostra d’avere un approccio col cibo nient’affatto scontato e banale, come potresti pensare dei membri di certe rockband impegnate in tour sfiancanti fatti di gozzoviglie all’ora in cui gli operai del Lingotto si svegliano per timbrare il cartellino, groupies assatanate e droga d’ogni foggia e colore.
Ci troverete racconti d’ostriche “lussuose e decadenti”, sputate da imperiti gourmet che se sono arrivati “ad un età in cui c’è qualcosa che non hanno ancora assaggiato, probabilmente c’è un buon motivo”.
Storie di ventrigli e frattaglie – capintesta lo scozzesissimo haggis o la salsa di cervellata –, pizze pseudoitaliche e curry, perché il sapore della nostalgia di casa per un britannico oggi non è “la salsa Hp, il tè o lo Yorkshire pudding”, ma il saag paner.
C’è un percorso d’avvicinamento alla tavola che ha dell’avventuriero, come solo i più sagaci e curiosi sanno fare.
“A me piace provare tutto. Alcune cose assolutamente estranee al mio palato spesso si rivelano meno strane di quanto mi aspetto”.
Perché sarebbe riduttivistico pensare che tutto è come il pollo.
“Dai, mangialo, è come pollo”. E’ sempre tutto come il pollo: pernice, serpente, coscia di rana, esseri umani. Tutti i tipi strani di carne che hai mangiato prima.
Ci sono le cene da Anthony Bourdain o dal già michelinstellato Sergi Arola, cocinero rock, uno che ha un basso Rickenbacker tatuato sull’avambraccio e che ti regala esperienze gastronomiche “astratte, come ascoltare un disco di Frank Zappa”.
La sferzata d’adrenalina che si ha nel mangiare il fugu, o il disgusto per il sapore dei testicoli di toro.
Emozioni da tour.
Che terminano quando si torna a casa, il frigorifero è vuoto e mangi come tutti gli altri, ordinary food.
Anche se nelle orecchie mantieni sempre le urla del pubblico, il riff chitàrrico, il retrogusto di due gocce di Azeitão.
2 commenti:
mi hai convinto, lo prendo...:-)
A parte gli scherzi, mi sembra davvero interessante, ti farò sapere...
grazie per la seganlazione, il libro è davvero carino...
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