Il savoir faire spunta con la maggiore età.
Prima, ci sono solo i foruncoli.
Specie se scegli come destinazione per un appuntamento galante il ristorante cinese all'angolo della scuola.
Ci vai perché a pranzo "militari e coppiette" pagano settemilalire. E grazie che ti viene facile fare bella figura. Con quattordici sacchi, fare colpo è alla portata di tutti.
In quegli imbarazzanti pranzi, misuravo il sex-appeal della fortunata di turno sulla base della resistenza.
Se riusciva ad arrivare al dessert senza lamentarsi, senza paventare pseudodiete, dopo una sfiancante sequela di involtiniprimaveracapellinidisoiapolloinsalsaagrodolce era già un bel po' giusta per me.
Il dessert, allora, era la famigerata palla di gelato fritta. La meta agognata.
Poi sarebbe venuto anche il momento della meringa d'ananas su mou al rum, cocco e gelato alla fragola, che c'entra.
Il segreto sta nel fatto che fosse un dessert.
Una coppia che si divide una fetta di torta, da sempre, m'ha suscitato, come dire, un senso di dolcitudine.
Le ragioni di tanto successo? Semplice.
Primo, una questione di tempistiche. Se t'accorgi che l'altro, o l'altra, non fa per te, almeno non devi sorbirti le quattordici portate del menu degustazione. A volte, un cheesecake è sufficiente per dirsi a mai più rivederci.
Secondo, una questione di prezzi. Vuoi mettere dire non è che abbiamo poi tanto in comune con le tasche alleggerite di centosettanta dollari, tanto quanto costa una cena a Le Cirque? Molto meglio con dodici-dollari-dodici in meno sull'Amex, ovvero il prezzo di un menù di soli dessert da ChikaLicious, il più supersweetyandtrendy dessert bar di Nuova York.
Finalmente arriveremo alla piena emancipazione della pasticceria, che rivendica - meritatamente - una dignità sua propria che l'aiuti a scrollarsi di dosso il ruolo di chiudifila dell'appuntamento perfetto.
Ora il dessert non vuole più essere la degna conclusione di.
Vuole elevarsi a primadonna.
Girando per la Rete mi sono imbattuto - imboccato da un commento su Kelablu - nell'offerta dei postres di Jordi Roca, a Girona (voli diretti Ryanair quotidiani da Roma, interessante...), e nei suoi diciotto profumi commestibili...
Magari sfrecciando di fronte al cinese.
Tanto, ormai, è chiuso da dieci anni.
Adesso, ironia della sorte, c'è una pasticceria.
[nella foto, in senso orario: l'appuntamento - los perfumes di Jordi Roca - Chika, dessertsushika all'opera - dessert dating @ Chikalicious]
2 commenti:
Ricordo grandi serate al cinese con sette portate servite contemporaneamente (stile antipasto da una parte e gelato fritto dall'altra) mentre sul maxi schermo sfoggiavano il posticipo... Il giorno in cui spesi circa 20 euro capii che il mio stomaco aveva superato se stesso....
Ni hao
Ciao Fabrizio,
passo per un saluto veloce (ho ripreso il lavoro esattamente da dove lo avevo lasciato: dal caos!!) e per farti i complimenti per il tuo libro e per la "tournè" che seguo attraverso il tuo sito!
:-))
E adesso....passo su, nel post di Chiara, a rimirare le sue belle brioches ed a lasciarle un saluto!
Grazia
Posta un commento