domenica, gennaio 27, 2008

Siete quello che mangiate...


In principio fu lo "spaghettifresser" affibiatoci dai tedeschi. "Divora-spaghetti", suona la traduzione letterale, con la doverosa precisazione che il termine "fresser" implica connotazioni peggiorative, dacché sta per "ingurgitare alla stregua delle bestie".
E tanto per non farsi mancare nulla, i simpatici dello Der Spiegel aggiunsero una simpatica calibro 38 al posto del sugo.
Ma erano gli anni di piombo, quelli.

Chiaramente, non l'abbiamo proprio mandato giù, quel piatto di spaghetti: e subito siamo ricorsi alla rappresaglia neolessicale. Mangiacrauti, mangiawurstel, tracannabirra, quanti ancora?

Appiccicare epiteti legati alla Weltanschauung gastronomica è pratica diffusa e vecchia come il mondo.
D'altronde, quando Feuerbach consegnò alla storia il più sputtanato aforisma gastroantropologico, l'avremmo quantomeno dovuto mettere in conto, il b-side della medaglia.

Passando perciò in rassegna la lista delle elucubrazioni gastrorazziste, ci imbatteremo nel Frogs (mangiarane) dedicato con affetto dagli inglesi ai francesi. Che, di par loro, presero a chiamare gli albionici "limoni", per via della decisione, da parte della Marina Inglese, di aggiungere ingenti scorte di Vitamina C nelle stive per combattere lo scorbuto.

Diatribe a tavola (e non solo) all'ordine del giorno anche negli Stati Uniti multirazziali, dove i colored si riferiscono ai bianchi chiamandoli "crackers". Scelta dettata dall'insana passione per quell'alimento friabile, ma anche per la fisicità non certo imperiosa.
I bianchi, di par loro, danno ai colored dei "cocomeri" (e qua una serie di perché).

Con il termine marrano, poi, nella Spagna del Cinquecento venivano chiamati gli ebrei.
Marrano deriva dall'arabo "muharran", "cosa proibita". All'epoca l'influenza della cultura mozaraba nella penisola era ben radicata. Cosa proibita par excellance per gli ebrei, il consumo di carne di maiale. Perciò, muharran = maiale = ebreo.
Logica inattaccabile.

Ma ce n'è anche per i chicanos (detti beaners, da bean eaters, mangiafagioli), per i cinesi/giapponesi (ineluttabilmente accomunati dall'abitudine del mangiare riso nella categoria tutta romanesca dei "cagariso"), per in nordici (non importa quale latitudine, tutti polentoni).

Personalmente, il mio preferito resta quel "magnabracchetti" (il bracchetto è una razza di cane molto usata per la caccia) che mio nonno monteromanese dedicava, con tutto il cuore, ai tarquiniesi.
Il perché, però, devo ancora capirlo.
Quando gli chiesi "Perché magnabracchetti?", rispose con tutto il candore possibile: "Perchè so' tarquignesi".

E voi, ne conoscete altri?

"Siamo ciò che mangiamo, e se non mangi come , o non ti piace ciò che mangio, sei mio nemico".
Stewart Lee Allen, "Nel giardino del diavolo - Storia lussuriosa dei cibi proibiti".

10 commenti:

Andrea Ferrigno ha detto...

Be', c'è il detto "vicentini mangia gatti", reso celebre da Marco Paolini.

JAJO ha detto...

Beh, Fabrizio, Renzo mi ha preceduto di un microsecondo....
"Visentini magnagàti" si rifà, anche se in termini chiaramente dispregiativi, ai tempi ed ai problemi della seconda guerra mondiale...

Per quanto riguarda i sempre teneri tedescotti gli si potrebbe rispondere come Manfredi a Mario Riva nel Musichiere: "A 'mbescilliiii"

Fabrizio Gabrielli ha detto...

@ renzo e jajo: ma chi considera(va) i vicentini "mangiagatti"???

Anonimo ha detto...

Ed i Milanesi "cioucianebbia"???
Beh, altra roba ma è un magnare diciamo "metaforico"!;)
sarè

JAJO ha detto...

Io l'ho sentita dire a dei padovani ed a dei veneziani.
In un altro forum ho trovato questo:

- A parte i classici libri tipo "Il cucchiaio d'argento", l' Artusi e altri che consulto e che mi aiutano nelle preparazioni, ne ho uno che oltre a dare ricette meravigliose mi fa anche molto ridere. Si intitola "A tola co i nostri veci" ( a tavola con i nostri vecchi)-La cucina veneziana, ed è tutto in dialetto veneto. Riporta le ricette della tradizione triveneta, anche quelle in disuso, e mette allegria solo a leggerlo perchè racconta anche gli aneddoti ed usa un linguaggio popolare tanto che sembra di assistere alle commedie di Goldoni.
Fedia, dimmi dimmi, sono curiosissimo: c'e' anche qualche ricetta con i gatti? So che c'e' una lunga diatriba sul tema...

- No non mi pare che ci siano ricette con i gatti...per fortuna!!!!

Non mi ero mai posta la domanda che mi fai! Sono sicura che i gatti venissero mangiati, c'è stato un periodo a Venezia dove non se ne trovava più uno ma erano i tempi della guerra dove la fame era veramente nera (me l'ha raccontato mia suocera in quanto i miei genitori erano trentini e da loro non mi pare che la situazione fosse così tragica!).
Credo che nessun libro riporti ricette con i felini in quanto gli animalisti avrebbero molto da ridire (e sinceramente anch'io).

- Ho letto che hanno scritto un libro di ricette tradizionali vicentine, e vi hanno incluso anche alcune a base di gatto in quanto (riporto da un sito)

“vicentini magnagatti.
Attualmente in Italia è vietato cucinare gatti, anche se qualcuno forse di nascosto continua a farlo, ma nella storia di Vicenza ci sono moltissime vecchie ricette soprattutto in dialetto che fanno riferimento a questa pietanza.
In queste spesso si legge di scegliere un gatto di campagna giovane e ben nutrito, possibilmente di razza certosina, apprezzata già nell'antichità per la prelibatezza delle carni.Il gatto poi, (morto ovviamente), dovrà essere tenuto circa una settimana a frollare sotto la neve, perciò questo piatto potrà essere preparato solo negli inverni nevosi, come vuole la vera tradizione vicentina.
Anche se a Vicenza non si usa più, e c’è chi dice purtroppo, in altri paesi IL GATTO sono ancora presenti pietanze preparate a base di carne di gatto, come in Cina ed in altri paesi asiatici. "

Ne e' nato un gran polverone perche' molti Vicentini hanno protestato per questa "diffamazione" ... altri, come dicevi tu, hanno ammesso che la cosa era diffusa in tempi remoti... insomma ero curioso di sapere se sul tuo vecchio manuale se ne parlava.
Il detto completo e':
Veneziani son signori, Padovani gran dottori, Vicentini magnagatti, Veronesi tutti matti

Fabrizio Gabrielli ha detto...

grande jajo!
argomentazione precisa e puntuale!
anche mia nonna, sfollata in tempo di guerra, raccontava stasera di come una volta, dopo aver mangiato "coniglio", i commensali cominciarono ad intonare, all'unisono... miaooooo, miaoooo...

Anonimo ha detto...

vi assicuro che "irlandesi mangiapatate" non è solo un cheap cliché

Anonimo ha detto...

Ciao!
un favore: per caso sapete dirmi chi è stato il primo a dire la frase "sei/siete quello che mangi/mangiate"?
lo so che potrebbe sembrare una domanda strana, ma mi servirebbe per la tesi e in internet non trovo nulla!
grazie mille!

Fabrizio Gabrielli ha detto...

Ciao Maddalena,

generalmente la paternità della frase viene affibbiata a Feuerbach, anche se sembra che già nella filosofia Ayurveda circolasse una nozione simile.
Anche la transustanziazione cattolica , in un certo senso, ci dice che mangiamo ciò che siamo.
Per un excursus tutt'altro che esaustivo ma di certo interessante, ti metto un link

http://www.phrases.org.uk/meanings/you%20are%20what%20you%20eat.html

dagli uno sguardo (e facci sapere se t'è stato d'aiuto)

ciao
F

Fabrizio Gabrielli ha detto...

eccolo, il link

You are what you eat