domenica, gennaio 06, 2008

Ealuscerwen

[Una premessa doverosa. Non amo il connubio film & libri. Specie quando legati in un rapporto di causa-effetto. Per questo non approvo il fatto che l'edizione Einaudi Tascabili del poema epico germanico Beowulf riporti, sulla fascia, un messaggio sull'omonimo film di Zemeckis uscito a Novembre. Ce la vedete una Bibbia con la cinta inneggiante "Da questo libro tratto il film I Dieci Comandamenti con Charlton Heston?"]


Flashback.
Sono in un'aula qualsiasi della Facoltà di Lettere dell'Università di Roma Tre.
Fuori piove.
Dentro si tiene una lezione.
Filologia Germanica II, il corso.
Prof.ssa Falluomini, la docente.
Si analizza il Beowulf.

C'è un passo che ha da subito colpito la mia attenzione. Sono i versi 769-770, per la precisione, questi:

eorlum ealuscerwen · yrre ron bēgen 769

rēþe renweardas · reced hlynsode. 770

[in rosso, le allitterazioni]

E' la scena dello scontro tra Beowulf e Grendel.
La docente si sofferma su "Ealuscerwen" (cerchiato, nella foto, in terza riga).
Si parla di birra, e mi si drizzano le antenne.

Divagazione.
Assaggiautore di birre, a quel tempo, non ero ancora.
Né tantomeno provetto domozimurgo.
Però avevo già vissuto qualche tempo in Belgio, e ne avevo assaggiate un bel po', di birre. Conoscitore honoris causae, vale?

Nel mondo germanico, il bere -specialmente birra- ha una forte funzione di collante sociale.
Nel linguaggio runico, tra i molti lessemi magico-religiosi, si scorge anche una runa appositamente indicante la birra, "ealu".
"Ealu" (dal quale deriva l'inglese moderno ale) significa anche "fortuna".
Non a caso, i banchetti erano i momenti di massima "fortuna", gioia, spensieratezza, magari dopo una battaglia campale. E ad irrorare quella gioia, fiumi di birra.
Il complesso rituale di distribuzione della birra, tra l'altro, vede la donna ricoprire un ruolo topico. E' la regina che, al banchetto, porge le coppe ai convenuti.

Ma non c'erano regine, in quella sa(u)la. E nemmeno birre.
C'era una spiegazione lunga e contraddittoria su quell'hapax legomenon (ovvero una parola che appare una ed una sola volta in tutto un corpus letterario).
Scerwen sta sì per "distribuzione" ma anche "privazione", e allora cosa avrà voluto dire l'anonimo autore del poema?
Privazione della birra (e quindi scoramento)?
Privazione della fortuna (e quindi paura per la sconfitta incombente)?
Oppure distribuzione della birra (e quindi della fortuna) per l'incontro che invece volgeva al meglio?

Io, con la mente, ero già davanti ad una De Koninck (che, tra l'altro, significa "Del Re").
Con me c'era anche la regina.
Ma questo, il re e la professoressa era meglio non lo sapessero.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Le divagazioni storiografiche sono un pò come la schiuma che esce da un buon boccale di birra chiara... conciliano con il mondo così poco effervescente. ciao

Fabrizio Gabrielli ha detto...

sai Parra, per me le divagazioni SONO un boccale di birra.
Ti ci trastulli per serate intere.
A volte sono pastose.
Altre, frizzanti e "beverine".
Dolciastre, sometimes.
Amare, tal vez.
Le divagazioni.
E le birre.

il maiale ubriaco ha detto...

Eh eh..bella mi è piaciuta questa!
Ste-

JAJO ha detto...

Sempre magiche le parole, in ogni lingua: creano spesso mistero.
Certo che per capire quale fosse la costruzione giusta della frase mi sono fatto una Biere du Boucanier :-D

Fabrizio Gabrielli ha detto...

buona quella...
e la costruzione, secondo te?
calcola che è una delle lezioni (così si chiamano, io avrei detto letture, ma che vuoi farci, il tecnicismo)più dibattute, in filologia.. e nessuno ha capito mai (anche se si propende per "privazione della birra")