My mojito en la Bodeguita , my daiquiri in El Floridita, disse - così sembra - un giorno Hemingway.
E certo, esordire in maniera più banale era complicato.
Ma così c'eravamo lasciati quando vi chiedevamo se vi gustasse il Mojito, e qua ci ritroviamo, a parlare di parole nel bicchiere ed ispirazioni liquide, di scrittori, banconi da bar, e personaggi visionari (tipo Perico Chicote) che dietro quel bancone si celano.
L'amica Silvia Seracini segnalava ieri, sul sito di Racconti Di Città, un articolo uscito su Forbes Traveler, intitolato apputo "Liquid Inspiration".
"Spesso quella dello scrittore è una vita solitaria - forse è per questo che tanti famosi (ed infami) romanzieri hanno frequentato i tavoli sgangherati ed i sporchi banconi dei bar di tutto il mondo", incalza Lauren Sherman.
E la rassegna è davvero ampia.
Certo, ci sono i già citati ed inflazionati Floridita-Bodeguita del Medio del buen retiro cubano di Hemingway. Ma anche il Ritz Bar di Parigi (già sancta sanctorum bibendi di Marcel Proust) e l'Harris di NYC, dove lo stesso Ernest H., a braccetto (e a quanto pare, anche attingendo dalle sue tasche) con F. Scott Fitzgerald, tracannavano Picasso Martini da trentuno bucks (ergo, dollari) a volta.
Ma la vita da bar non è solo yankee. A Londra, all'Eagle and Child, Clive Staples Lewis e J.R.R. Tolkien si incontravano ogni martedì - e lo fecero per trenta anni consecutivi.
Il dublinese Davy Byrnes, pub preferito di James Joyce e Samuel Beckett, ha fatto anche qualche comparsata in Gente di Dublino e nell'Ulisse.
Per finire con l'esotico (per la location) eppur vittorianissimo Long Bar del Raffles Hotel di Singapore, che sulle sue sedie ha visto poggiarsi le letterariamente somme chiappe di Kipling, Conrad e Burgess, quello dell'Arangia ad Orologeria.
Che sia stato qualche long drink di troppo?
E certo, esordire in maniera più banale era complicato.
Ma così c'eravamo lasciati quando vi chiedevamo se vi gustasse il Mojito, e qua ci ritroviamo, a parlare di parole nel bicchiere ed ispirazioni liquide, di scrittori, banconi da bar, e personaggi visionari (tipo Perico Chicote) che dietro quel bancone si celano.
L'amica Silvia Seracini segnalava ieri, sul sito di Racconti Di Città, un articolo uscito su Forbes Traveler, intitolato apputo "Liquid Inspiration".
"Spesso quella dello scrittore è una vita solitaria - forse è per questo che tanti famosi (ed infami) romanzieri hanno frequentato i tavoli sgangherati ed i sporchi banconi dei bar di tutto il mondo", incalza Lauren Sherman.
E la rassegna è davvero ampia.
Certo, ci sono i già citati ed inflazionati Floridita-Bodeguita del Medio del buen retiro cubano di Hemingway. Ma anche il Ritz Bar di Parigi (già sancta sanctorum bibendi di Marcel Proust) e l'Harris di NYC, dove lo stesso Ernest H., a braccetto (e a quanto pare, anche attingendo dalle sue tasche) con F. Scott Fitzgerald, tracannavano Picasso Martini da trentuno bucks (ergo, dollari) a volta.
Ma la vita da bar non è solo yankee. A Londra, all'Eagle and Child, Clive Staples Lewis e J.R.R. Tolkien si incontravano ogni martedì - e lo fecero per trenta anni consecutivi.
Il dublinese Davy Byrnes, pub preferito di James Joyce e Samuel Beckett, ha fatto anche qualche comparsata in Gente di Dublino e nell'Ulisse.
Per finire con l'esotico (per la location) eppur vittorianissimo Long Bar del Raffles Hotel di Singapore, che sulle sue sedie ha visto poggiarsi le letterariamente somme chiappe di Kipling, Conrad e Burgess, quello dell'Arangia ad Orologeria.
Che sia stato qualche long drink di troppo?
3 commenti:
Ah bellissimo questo post, come sempre.
La tua scrittura è inimitabile Fabrizio! Sai che ho fatto conoscere alla mia mamma (italiana) il tuo blog ed ora ci viene spesso anche lei!
Bellissimo sto post!
Mi sa che potremmo parlare ore e ore di Baudelaire anche, con l'assenzio... Di Sartre alla Coupole...
Buone feste a voi due carissimi e vi auguro tantissime belle cose!
grazie, Claire. E grazie anche a tua mamma. Dell'assenzio, ah, ho scritto qua
Buone buonissime feste anche a te!
Tanti Auguri di Buon Natale
Mariangela
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