mercoledì, luglio 25, 2007

Crudi alla meta.... in campagna!

[…] Agnede all’osteria der Cazzimperio
frammezzo a li gregari de Nerone […]

Trilussa (1942)

Mettete che una sessione d’esami interminabile vi costringa alla scintillanza epidermica.
Ogni speranza d’abbronzatura la riponete sulle proprietà mistiche del carotene.
Farsi prendere la mano, poi, viene più che naturale, ed aggirarsi tra i banchi del mercato dedicandosi ad una rilassante cromoterapia vegetale, comprare una bella selezione di verdure di stagione e tornare al Monolocale, allora, è un tutt’uno.

Che cazzimperio sia.

A Roma e dintorni è così che chiamiamo quello che altrove viene annoverato col nome di pinzimonio (da pinza + il suffisso –monio alla stregua di matrimonio, ovvero “unione di verdure ed intingolo celebrata con il dito pollice e indice usati a mò di pinza”).

Per cazzimperio si intende la selezione di crudità (carote, finocchi, peperoni, sedani…) inzuppate in un intingolo a base d’olio, pepe, sale, aceto, sebbene il riferimento sia per estensione.
Perché il vero cazzimperio è l’intingolo stesso.

Vero o meno, a certe salse – e in special modo a questa – vengono riconosciute proprietà sessualmente stimolatorie.
Così come il leche de tigre del ceviche, il pinzimonio sembrerebbe risvegliare atavici istinti, tanto che è proprio ai pruriti scatenati che la variante dialettale romanesca deve la sua origine.

Stando all’interpretazione dello storico Piero Camporesi – prezioso commentatore dell’Artusi – cazzimperio deriverebbe dal romagnolo cazzimpevar.
Il Camporesi, nel suggerire l’etimologia, segue questa inattaccabile spiegazione logica: olio + sale + pepe = effetto afrodisiaco, quindi “cazzo (eretto, sic) + in + pepe (pevar)”.

E il pepe, si sa, provoca pruriti.

Mentre nel Lazio e nell’Anconetano cazzimperio è la variante più popolare ma meno comune di pinzimonio, in Abbruzzo sotto questo nome cade tutt’altra preparazione gastronomica, il cacimperio, che niente altro è che la nordica fonduta di formaggio. Una ricetta storica del cacimperio è presente anche nella Scienza in Cucina e l’Arte di mangiar bene dell’Artusi.
L’equivoca sinonimia può facilmente spiegarsi con il fatto che le due preparazioni, per quanto dissimili, si somigliano nella funzione precipua di intingolo.

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