martedì, ottobre 21, 2008

Quella birra da mezzo milione di dollari


“For God’s sake” esclama Alfie, aggiustandosi il pince-nez. Poi arriccia i baffi inamidati e riassume la sua espressione bonaria. “Me la ricordo bene”, mi dice. “Per questo te l’ho mostrata”, rispondo io.

Il tappo giallo, consumato. L’etichetta al centro della quale troneggia la mano inguantata, scarlatta.
La stiamo ammirando sul desktop del notebook, ingrandita al massimo dettaglio. Alfie ha capito al primo colpo la dinamica di eBay. Un po’ meno quella di Internet in senso lato, ma tant’è.
Cinquecentomila dollari devono sembrargli uno sproposito. Sono uno sproposito.

Un bel giorno, un certo Petere92346 vende una bottiglia tramandatagli da qualche antenato. Erano cinquant’anni che la teneva in cantina. Trecento dollari devono essergli sembrati un bel gruzzolo.
“Tanto che me ne faccio di una birra brassata nel 1852?”, deve essersi detto.
Collectordan, il vincitore dell’asta, la rivende. A più di mezzo milione di bucks, dice la transazione ebayca. Poi bisogna vedere se l’assegno gli sia mai arrivato.

“Ma tu… l’hai assaggiata?”, chiedo ad Alfie. Sembra essersi abituato a questa confidenzialità. La scruta ancora un po’, poi prende fiato.
“Quando sono andato alla Allsopp’s and Sons - era la caldissima estate del 1887 - la loro arctic ale era già una sorta di leggenda metropolitana. Era stata brassata all’uopo su richiesta del Comandante Sir Edward Belcher nel 1852 per accompagnare una spedizione nel Circolo Polare Artico. Con successo, devo supporre, se in una missiva lo stesso Comandante la definiva uno dei più importanti e validi aiuti – un ottimo antiscorbuto. E non era il solo estimatore, oh no! Qualcun altro, che l’aveva assaggiata, annotava calda come un Bordeaux e nutriente come una bistecca.
Una vera e propria benedizione per noialtri, in particolare per gli acciaccati, almeno fino a quando è durata. Oggi tutti si lamentano che la Phoenix non ne approvigioni ancora, scriveva due anni dopo Belcher. Ma quando sono andato in visita al birrificio, niente da fare: di quella particolare partita, non una bottiglia era rimasta. Però ce n’era di quella brassata nel 1875 per un’altra spedizione, stavolta guidata da Sir George Nares. Che ale, quella! Di un bel marrone, un gusto vinoso e al contempo fragrante, sembrava l’avessero imbottigliata il giorno prima. Eppure non era così alcolica, 9 gradi appena. Il fatto è che gli estratti non fermentati che erano stati posti nelle bottiglie ne facevano una bevanda molto nutriente. E sai cosa? Congelata e scongelata, le sue caratteristiche rimanevano inalterate. Almeno così aveva scretto il medico di bordo, Thomas Colan, agli Allsopp.".

Certo che doveva essere gran buona, penso io.
Certo che cinquecentomila dollari sono un pacco di soldi, pensa Alfie.

Poi, io torno a scrivere.
Alf rincasa nel suo folder giallo, in piazza Desktop, sul lato destro.
Tesi, c’è scritto sull’ingresso.

"Un giorno o l'altro mi apri un account su Ebay", fa in tempo a dire, prima di tornare bidimensionale.


[Nella foto, a sinistra, la bottiglia protagonista dell'incredibile transazione. E a destra, Alfie. Che, da quando l'ho scelto come protagonista della mia tesi, ha preso ad apparirmi in sogno e non solo. Ci facciamo di quelle chiacchierate, davanti ad una pinta di porter...]

2 commenti:

JAJO ha detto...

Grande questo post, Fabrizio :-D

Anonimo ha detto...

Mi associo :)
nerina