
venerdì, maggio 30, 2008
Caponata estiva

giovedì, maggio 29, 2008
Mini Tortine Paradiso
[Stasera alle 22.30 - ed in replica domani alle 15.00 - il Monolocale è anche - in una comparsata televisiva - su Life Sharing, il "programma bonsai" di Alice Home TV (canale 10), visibile anche su www.bonsai.tv o sul portale RossoAlice]
martedì, maggio 27, 2008
Le Relazioni Culinarie di Andreas Staïkos - Quando Cucinare è Amare

Bastano poche righe, ad Andreas Staïkos, per introdurre il lettore in medias res di un mondo dominato da effluvi, sapori, sensazioni e “prezzemolo danzante”. Staïkos, per chi non lo conoscesse, è uno dei più acclamati e bravi autori teatrali della scena ellenica. Nonché autore del romanzo “Le relazioni culinarie”, edito da Ponte Alle Grazie, non proprio un’ultima uscita, occhei, ma pur sempre uno dei più interessanti romanzi gastronomici degli ultimi tempi. Ed un ringraziamento lo devo a Claire per avermelo fatto conoscere con un commento a questo post.
Perché intessere una relazione amorosa – metafora abusata, è vero, ma cristallina – è un po’ come cucinare. Non a caso, è tra una coccola culinaria ed una anche no che ci ritroviamo cotti a puntino.
Gli ingredienti non devono mai essere banali, nell’amore come in cucina. E lo stupore che vogliamo veder dipinto sul volto del commensale dopo avergli suscitato una sensazione a sorpresa in punta di papille, il fine ultimo (e cucinerò meglio che mai! La soprenderò! […] O salse terribili, salse d’amore, affollatevi nelle pentole e dispiegate il vostro potere!, dice Damocle).
Colpisce il ruolo di Nanà, una volta tanto donna che non “prende” ma è “presa per la gola” da spadellanti maschietti.
Una donna, Nanà, che racchiude in sé tutti i tratti della sfuggevole subdola essenza dell’universale femminino, così insaziabile ed indecisa nel barcamenarsi tra sapori diversi eppure uguali.
La seguiamo farsi avviluppare da arie di Berlioz e bicchieri di retsina di Spata, fare da testimone tacita a depistaggi tra avversari culinari, assistere ignara a singolar tenzoni da chanson de geste – ma tra i fornelli –, farsi rapire da una taramosalata o da una maghiritsa, spiluccante un soutzoukakia o dei dolmades, in un crescendo rossiniano di elaborazioni ed elucubrazioni.
Anche se poi, alla fine, Nanà, Dimitris, Damocle dimostreranno che la poeticità più ammaliante si ritrova nelle cose semplici, nelle materie prime nude e crude, come i carciofi (che grazie ad una sapiente preparazione sanno diventare “principi spinosi”), un amplesso in una calda notte ateniese, o i ricci di mare, quelli prelibati e quasi introvabili – giunti ad Atene dopo estenuanti viaggi a Rafina.
Ricci che, “del resto, sono così belli… Sembrano coralli annegati in un cucchiaio d’acqua dell’Egeo”…
Quello stesso Egeo che ti sembra di risucchiare in un solo sorso tra le pagine veloci di Staïkos.
In quei ricci, proprio come Michele ne “Le gambe di Michele” del Pesce Rosso, c’è “l’essenza del mare intero, lo spirare del vento che tutto rievoca e tutto fa dimenticare”.
In fondo, succhiare un riccio, è un po’ come vivere in un istante gioie e dolori.
A pensarci bene, come vivere una storia d’amore.
[Nella foto: dettaglio di una stupenda foto di Gabriele Scotto da Flickr; copertina di Le relazioni culinarie]
lunedì, maggio 26, 2008
Crostata di pesche e prugne

giovedì, maggio 22, 2008
Islam, cibo e giardini nell'aldiqua e nell'aldilà: al-Jannah

In questi ultimi tempi mi sono soffermato a lungo sull’Islam, sui nuovi-antichi modelli di condotta che propone per dare soluzione alle minacce della crisi ambientale globale, e sul punto di vista Coranico sul rapporto uomo-natura. Ed in questo libro assai interessante, Islam & Ecology: a Bestowed Trust, fa capolino una prospettiva affascinante: e se cominciassimo a trattare Madre Terra come al-Jannah, il Giardino del Paradiso?
L’Islam a tavola non è solo precetti e proibizioni, dal digiuno sacro del Ramadan (di cui ha parlato poeticamente tempo fa Michele Marziani su Peperosso) alla macellazione halāl (bella ed esaustiva la spiegazione di Kja del Pranzo di Babette) prescritti della shari’a.
Insomma, per il musulmano a tavola, oltre all’aldiqua c’è un aldilà. Suntuoso, per giunta.
Nella Jannah, per l’appunto.
Anzi, verrebbe da dire che c’è soprattutto un’aldilà, dove – citando Stewart Lee Allen, autore di “Nel giardino del diavolo” – “nella logica tipicamente distorta di tutte le religioni, quelli che disdegnavano i piaceri terreni venivano ricompensati con uno smörgasbord celestiale”.
Al-Qu’aran descrive il Giardino del Paradiso, al-Jannah, come un locus amoenus pieno di alberi e fontane, dove tigri prive di artigli circolano liberamente (uomini e animali, non sono parte di una stessa Umma?), dove scorrono fiumi di latte, nettare divino, trasparente e tiepido miele.
Descrizione del Giardino promesso ai timorati: vi saranno ruscelli dall’acqua incorruttibile, ruscelli di latte dal gusto inalterabile, ruscelli di vino, delizia per quelli che ne bevono, ruscelli di miele purificato. Vi troveranno frutta ed il perdono del Signore. (47:15).
E sarete retribuiti per ciò che avete operato, eccetto ii servi sinceri di Dio: quelli avranno una provvigione nota: frutta, e saranno colmati di onori nei giardini di delizie, sopra letti fronteggiatisi. Verrà fatta circolare fra di loro una coppa di acqua sorgiva, limpida, deliziosa per chi berrà, che non li ubriacherà e non li sposserà. (37:39)
Luogo di ricchezza, al-Jannah, tanto che molti visir e califfi cercarono di riprodurre quella fetta di Paradiso in terra, conducendo vite sfarzose tempestate da trovate eccentriche. L’egiziano Al-Aziz, per dirne una, nel I secolo si faceva inviare dal Libano ciliegie fresche legate alle zampe di piccioni viaggiatori.
Nel Paradiso islamico c’è spazio per il piacere del palato, sì, ma anche degli occhi.
Perché l’al-Jannah rappresenta in pieno il rapimento estatico di fronte al “bello” per eccellenza, al paesaggio incantato, allo scenario perfetto. Chi è stato all’Alhambra a Granada sa di cosa parlo.
Mi piace immaginare (anche se l’etimologia è una scienza esatta) che quella striscia di litorale sotto l’Argentario, la località Giannella, prenda proprio il nome dall’arabo. Uno scorcio di costa maremmana che è davvero un “Giardino paradisiaco”.
Ipotesi remota, dite?
Eppure è lì che i pirati Saraceni avevano allestito l’avamposto dal quale partire per le scorrerie che interessarono pure Civitavecchia…
mercoledì, maggio 21, 2008
Dentice in guazzetto

venerdì, maggio 16, 2008
We got Eat(aly)!
Il fatto è che (sì, vuole essere una giustificazione per Torino e i torinesi) nelle due-volte-due che ci siamo trovati a girare per Piazza San Carlo e dintorni non è che avessimo poi così tanto tempo, ahinoi.
La prima volta, una manciata di mesi fa, intercity a orari scomodissimi avevano limitato la visita ad un tour de force tra i lampadari liberty del Caffé Platti, i tramezzini del Caffé Mulassano, il bicerìn del Baratti & Milano.
La seconda, il weekend scorso, noialtri si era là per la Fiera del Libro - dove l'inquilino maschietto ha presentato "L'inafferrabile Weltanschauung del pesce rosso".
Partenza all'alba di sabato mattina, con Chiara a meritarsi un santa subito per aver guidato ininterrottamente consentendo al sottoscritto di cullarsi nelle sue turbe psicoemozionali, ritorno domenica pomeriggio in orario partite, ché il giorno dopo abbisognava tornare al lavoro.
Considerando che il sabato pomeriggio l'abbiamo trascorso tra stand e sale del Lingotto (a proposito, per i curiosi qua il reportaggio della presentazione e qua il video ©Phaive), non ci rimaneva che la domenica mattina.
E quale occasione migliore, visto che Torino non è proprio dietro l'angolo, per concederci una sgambettata nel Bulgari della gastronomia, il Moma dei food-addicted, il sancta sanctorum del buono pulito & giusto?
Yeah, we got Eat(aly)!

martedì, maggio 13, 2008
Speghetti con calamari di lampara
Ecco finalmente una nuova ricetta!mercoledì, maggio 07, 2008
Quella Madeleine che sa di porchetta...
L’inaugurazione semi-contestuale di tre-dico-tre kebabbari nuovi di zecca nella casbah civitasvetulina m’ha destato riflessioni profonde. Ed anche la loro dinamica d’apertura – fino a tardissima notte.Sembra che per i mitici porchettari ambulanti di Ariccia - o sedicenti tali - e per i cocomerari siano in vista tempi cupi.
Non che sia contrario al globgnamgnam (variazione dell’ormai vetusto globlabla), per carità.
Solo che lo snaturamento di abitudini consolidate mi destabilizza.
Soprattutto quando ti fa cadere in terra, con fragore di cristtallico tintinnio, quei connubi che definiresti sacri.
Forse, chissà, quando Soros si deciderà ad acquistare la benamata aesseroma, anche il nuovo stadio potrebbe ospitare un inedito sancta sanctorum gastrofighetto…
Le tapas al bancone, sbocconcellate davanti alla vetrina come se fossi davanti alla tivvù, risucchiano in un vortice d’annientamento i panini con la mortadella, le noccioline, i caffè borghetti, i bibbitari.
E con loro i ricordi dei mal di pancia provocati un po' dalla tensione, un po' dalle mire assolutiste di mia nonna.
Riusciranno i ristoranti a contribuire all'incivilimento di quel barbaro mondo calcistico - che muove i passi seguendo il trend britannico e di cui tanto si parla?
Sarà.
Io, nel frattempo, mi sento un po’ come il giorno in cui le bustine delle figurine dei calciatori hanno cambiato formato, hanno deciso di non appiccicarsi più su un album, di avere financo un b-side tutto costellato di statistiche ed aneddoti.
Ecco, era un po’ che volevo snocciolare questa mia personalissima madeleine (o ratatouille, per chi preferisce il cartoon alla letteratura francese) gastrocalcistica.
E non me ne voglia il buon Marcel se, anziché essere imbevuta di tè, sa di porchetta, rosetta del giorno prima, sciarpe giallorosse e caffé Borghetti.
[e al paninazzo della nonna penserò, non senza nostalgia, domenica quando, invece di essere allo stadio per sperare ancora nella forza dei sogni sarò a Torino. Sabato presenterò "L'inafferrabile Weltanschauung del pesce rosso" alla Fiera del Libro. Per chi vive nella città del gianduiotto, se non ha meglio da fare, una buona occasione per incontrare il Monolocale - chiaramente sarò con tanto di co-inquilina al seguito. I romani non mi tolgano il saluto (romano, ça va sans dire, ché ultimamente va di moda), il 24 sarò anche a Roma. Ed il giorno prima a Civitavecchia. Ma ne parleremo più in là]
Aggiornamento dell'ultima ora: leggo sul blog di Cuocapercaso che anche lei ha pubblicato un libro, anche lei edita da Prospettiva Editrice.
Che si sta rivelando, ultimamente, l'official publisher dei foodblogger. Uiu.





