venerdì, maggio 30, 2008

Caponata estiva


Un antipasto appetitoso, ideale da preparare il giorno precedente!... la ricetta l'ho postata qui.
Squisita!

giovedì, maggio 29, 2008

Mini Tortine Paradiso

Soffici e leggere, da mangiare in un sol boccone!
Con questa pioggerellina è il giorno adatto...non impigritevi: prendete una ciotola capiente, accendete il forno e spalancate la finestra! Oggi pomeriggio avrete dei dolcetti squisiti da offrire ai vostri fortunati ospiti!
Ricetta base:
150g burro;
60g zucchero a velo;
50g fecola di patate;
140g farina 00;
120g zucchero di canna;
3 tuorli + 2 uova intere;
1 cucchiaio di maraschino;
scorza di limone; mezzo baccello di vaniglia;
1 cucchiaino raso di lievito per dolci.
Montate in burro con lo zucchero a velo aggiungendo anche il maraschino.
A parte montate le uova (sia tuorli che intere) con lo zucchero. Incorporate il composto di uovo al burro montato poco alla volta. Aggiungete a questo punto anche la farina, la fecola ed il lievito (tutto setacciato).
A questo punto ci si deve sbizzarrire con gli aromi e guarnizioni.
Io ho diviso il composto in 3 parti: in una ho messo della scorza di limone, nelle altre 2 i semini di mezzo baccello di vaniglia. In una parte ho infine aggiunto 2 cucchiai rasi (circa) di cacao puro.
Ho messo il composto nei pirottini (arrivate massimo a metà altrimenti in cottura esce!) e gurnito la parte aromatizzata al limone con fragole e banane appena spadellate a fuoco vivace con zucchero e limone.
La parte alla vaniglia alcuni con nocciole altri con pinoli e scagliette di cioccolato. Infine quelli al cacao con un'altra generosa spolverata di cioccolato.
Infornato a 170° per 15'.
Io in dispensa avevo questo ma potete utilizzare veramente di tutto: pistacchi, pesche, albicocche, mandorle, potete farcirli con della marmellata o con crema di nocciole o con il cioccolato...
I più buoni comunque erano quelli con le fragole e le banane!

[Stasera alle 22.30 - ed in replica domani alle 15.00 - il Monolocale è anche - in una comparsata televisiva - su Life Sharing, il "programma bonsai" di Alice Home TV (canale 10), visibile anche su www.bonsai.tv o sul portale RossoAlice]

martedì, maggio 27, 2008

Le Relazioni Culinarie di Andreas Staïkos - Quando Cucinare è Amare


Fu a causa degli aromi sopraffini che si insinuavano invisibili attraverso le finestre aperte dei loro appartamenti al sesto piano di via Averof 18 che i destini di Damocle Dimos e Dimitris Isavridis si intrecciarono.

Bastano poche righe, ad Andreas Staïkos, per introdurre il lettore in medias res di un mondo dominato da effluvi, sapori, sensazioni e “prezzemolo danzante”. Staïkos, per chi non lo conoscesse, è uno dei più acclamati e bravi autori teatrali della scena ellenica. Nonché autore del romanzo “Le relazioni culinarie”, edito da Ponte Alle Grazie, non proprio un’ultima uscita, occhei, ma pur sempre uno dei più interessanti romanzi gastronomici degli ultimi tempi. Ed un ringraziamento lo devo a Claire per avermelo fatto conoscere con un commento a questo post.

E’ una storia d’amore, a tutto tondo, quella de “Le relazioni culinarie”.
Perché intessere una relazione amorosa – metafora abusata, è vero, ma cristallina – è un po’ come cucinare. Non a caso, è tra una coccola culinaria ed una anche no che ci ritroviamo cotti a puntino.

Gli ingredienti non devono mai essere banali, nell’amore come in cucina. E lo stupore che vogliamo veder dipinto sul volto del commensale dopo avergli suscitato una sensazione a sorpresa in punta di papille, il fine ultimo (e cucinerò meglio che mai! La soprenderò! […] O salse terribili, salse d’amore, affollatevi nelle pentole e dispiegate il vostro potere!, dice Damocle).

Colpisce il ruolo di Nanà, una volta tanto donna che non “prende” ma è “presa per la gola” da spadellanti maschietti.
Una donna, Nanà, che racchiude in sé tutti i tratti della sfuggevole subdola essenza dell’universale femminino, così insaziabile ed indecisa nel barcamenarsi tra sapori diversi eppure uguali.
La seguiamo farsi avviluppare da arie di Berlioz e bicchieri di retsina di Spata, fare da testimone tacita a depistaggi tra avversari culinari, assistere ignara a singolar tenzoni da chanson de geste – ma tra i fornelli –, farsi rapire da una taramosalata o da una maghiritsa, spiluccante un soutzoukakia o dei dolmades, in un crescendo rossiniano di elaborazioni ed elucubrazioni.

Anche se poi, alla fine, Nanà, Dimitris, Damocle dimostreranno che la poeticità più ammaliante si ritrova nelle cose semplici, nelle materie prime nude e crude, come i carciofi (che grazie ad una sapiente preparazione sanno diventare “principi spinosi”), un amplesso in una calda notte ateniese, o i ricci di mare, quelli prelibati e quasi introvabili – giunti ad Atene dopo estenuanti viaggi a Rafina.

Ricci che, “del resto, sono così belli… Sembrano coralli annegati in un cucchiaio d’acqua dell’Egeo”…
Quello stesso Egeo che ti sembra di risucchiare in un solo sorso tra le pagine veloci di Staïkos.

In quei ricci, proprio come Michele ne “Le gambe di Michele” del Pesce Rosso, c’è “l’essenza del mare intero, lo spirare del vento che tutto rievoca e tutto fa dimenticare”.

In fondo, succhiare un riccio, è un po’ come vivere in un istante gioie e dolori.
A pensarci bene, come vivere una storia d’amore.


[Nella foto: dettaglio di una stupenda foto di Gabriele Scotto da Flickr; copertina di Le relazioni culinarie]

lunedì, maggio 26, 2008

Crostata di pesche e prugne


Cominciamo la settimana con una semplice e genuina crostata di frutta.

Io ho scelto delle pesche e delle prugne...voi seguite i vostri gusti.


Preparate della normale pasta frolla, sistematela in un testo avendo cura di formare un bel bordo che dovrà contenere la crema e la frutta e poi cuocetela in forno a 170° per 20' circa con sopra dei legumi che facciano da peso per evitare che si gonfi.


Mentre la pasta frolla è in forno sbattete 50g di tuorli (3 circa) con 35g di zucchero, poi unite 10g di farina e 15g di amido di mais. Scaldate in un pentolino 250g di latte con la scorza di limone e 40g di zucchero. Quando lo zucchero si è sciolto unitelo al composto di uova e mescolate. Portate la crema sul fuoco e fate cuocere. Io ho aggiunto alla crema calda anche un foglio di gelatina da 3g precedentemente ammollato in acqua fredda.


A questo punto tagliate la frutta a spicchi, passatela nello zucchero e limone e sistematela sulla torta che avrete riempito con la crema e lasciata freddare.


Sopra o abbondante zucchero a velo o come ho fatto io una gelatina di pesca e granatina ottenuta con 250ml di succo di pesca diluito con un pò d'acqua e un paio di cucchiai di sciroppo di granatina. Scaldati e aggiunti 6g di colla di pesce ammollata. Poi spennellata sopra la frutta che rimarrà fresca e lucida!

giovedì, maggio 22, 2008

Islam, cibo e giardini nell'aldiqua e nell'aldilà: al-Jannah


Tempo fa, in un infernale calembour per gourmands nel mezzo del cammin di loro vita, m’ero fatto prendere la mano nella descrizione delle pene infernali previste, in ogni religione che possa definirsi tale, per chi in vita s’era macchiato di empietà. Da un punto di vista cibocentrico, per chi uno sbocconcellamento – anche se irrispettoso per la propria matrice religiosa – non se l’era fatto sfuggire, fiamme & contrappassi erano il minimo che ci si potesse aspettare.

In questi ultimi tempi mi sono soffermato a lungo sull’Islam, sui nuovi-antichi modelli di condotta che propone per dare soluzione alle minacce della crisi ambientale globale, e sul punto di vista Coranico sul rapporto uomo-natura. Ed in questo libro assai interessante, Islam & Ecology: a Bestowed Trust, fa capolino una prospettiva affascinante: e se cominciassimo a trattare Madre Terra come al-Jannah, il Giardino del Paradiso?

L’Islam a tavola non è solo precetti e proibizioni, dal digiuno sacro del Ramadan (di cui ha parlato poeticamente tempo fa Michele Marziani su Peperosso) alla macellazione halāl (bella ed esaustiva la spiegazione di Kja del Pranzo di Babette) prescritti della shari’a.

Insomma, per il musulmano a tavola, oltre all’aldiqua c’è un aldilà. Suntuoso, per giunta.
Nella Jannah, per l’appunto.
Anzi, verrebbe da dire che c’è soprattutto un’aldilà, dove – citando Stewart Lee Allen, autore di “Nel giardino del diavolo” – “nella logica tipicamente distorta di tutte le religioni, quelli che disdegnavano i piaceri terreni venivano ricompensati con uno smörgasbord celestiale”.

Al-Qu’aran descrive il Giardino del Paradiso, al-Jannah, come un locus amoenus pieno di alberi e fontane, dove tigri prive di artigli circolano liberamente (uomini e animali, non sono parte di una stessa Umma?), dove scorrono fiumi di latte, nettare divino, trasparente e tiepido miele.

Descrizione del Giardino promesso ai timorati: vi saranno ruscelli dall’acqua incorruttibile, ruscelli di latte dal gusto inalterabile, ruscelli di vino, delizia per quelli che ne bevono, ruscelli di miele purificato. Vi troveranno frutta ed il perdono del Signore. (47:15).

E sarete retribuiti per ciò che avete operato, eccetto ii servi sinceri di Dio: quelli avranno una provvigione nota: frutta, e saranno colmati di onori nei giardini di delizie, sopra letti fronteggiatisi. Verrà fatta circolare fra di loro una coppa di acqua sorgiva, limpida, deliziosa per chi berrà, che non li ubriacherà e non li sposserà. (37:39)

Luogo di ricchezza, al-Jannah, tanto che molti visir e califfi cercarono di riprodurre quella fetta di Paradiso in terra, conducendo vite sfarzose tempestate da trovate eccentriche. L’egiziano Al-Aziz, per dirne una, nel I secolo si faceva inviare dal Libano ciliegie fresche legate alle zampe di piccioni viaggiatori.

Nel Paradiso islamico c’è spazio per il piacere del palato, sì, ma anche degli occhi.
Perché l’al-Jannah rappresenta in pieno il rapimento estatico di fronte al “bello” per eccellenza, al paesaggio incantato, allo scenario perfetto. Chi è stato all’Alhambra a Granada sa di cosa parlo.
Mi piace immaginare (anche se l’etimologia è una scienza esatta) che quella striscia di litorale sotto l’Argentario, la località Giannella, prenda proprio il nome dall’arabo. Uno scorcio di costa maremmana che è davvero un “Giardino paradisiaco”.

Ipotesi remota, dite?
Eppure è lì che i pirati Saraceni avevano allestito l’avamposto dal quale partire per le scorrerie che interessarono pure Civitavecchia…


mercoledì, maggio 21, 2008

Dentice in guazzetto


Vi ho fatto venire l'aquolina?

La ricetta la trovate qui ...naturalmente potete sostituire il dentice con altri pesci, preferibilmente di scoglio...scorfano, gallinella...

venerdì, maggio 16, 2008

We got Eat(aly)!


La città di Torino, degli inquilini del Monolocale, non deve avere una grandissima stima.
Il fatto è che (sì, vuole essere una giustificazione per Torino e i torinesi) nelle due-volte-due che ci siamo trovati a girare per Piazza San Carlo e dintorni non è che avessimo poi così tanto tempo, ahinoi.

La prima volta, una manciata di mesi fa, intercity a orari scomodissimi avevano limitato la visita ad un tour de force tra i lampadari liberty del Caffé Platti, i tramezzini del Caffé Mulassano, il bicerìn del Baratti & Milano.

La seconda, il weekend scorso, noialtri si era là per la Fiera del Libro - dove l'inquilino maschietto ha presentato "L'inafferrabile Weltanschauung del pesce rosso".
Partenza all'alba di sabato mattina, con Chiara a meritarsi un santa subito per aver guidato ininterrottamente consentendo al sottoscritto di cullarsi nelle sue turbe psicoemozionali, ritorno domenica pomeriggio in orario partite, ché il giorno dopo abbisognava tornare al lavoro.

Considerando che il sabato pomeriggio l'abbiamo trascorso tra stand e sale del Lingotto (a proposito, per i curiosi qua il reportaggio della presentazione e qua il video ©Phaive), non ci rimaneva che la domenica mattina.

E quale occasione migliore, visto che Torino non è proprio dietro l'angolo, per concederci una sgambettata nel Bulgari della gastronomia, il Moma dei food-addicted, il sancta sanctorum del buono pulito & giusto?

Yeah, we got Eat(aly)!



[nella foto: erbe aromatiche che al mercato civitasvetulino te le sogni; le variopinte gassose Abbondio, glam & vintage al punto giusto, di cui Phaive ha fatto incetta; alzi la mano chi sapeva che le seppiette possono chiamarsi anche scarpette; il pantagruelico banco macelleria; gli scaffali delle birre di fronte al quale ho rischiato quattordici attacchi di sindrome di Stendhal; erbe di campo].



martedì, maggio 13, 2008

Speghetti con calamari di lampara

Ecco finalmente una nuova ricetta!

Questi calamari erano veramente spettacolari...ancora trasparenti, profumavano di mare e teneri come il burro!

In questo periodo siamo impegnatisSimi ma questa ricetta è così semplice che bastano pochi minuti per realizzarla e ricaricarsi di tutte le energie di cui si ha bisogno!

Iniziamo con mettere su l'acqua per gli spaghetti. Poi un leggero soffritto con uno spicchio d'aglio privato dell'anima e qualche pomodorino (che ora son davvero sodi e dolci!) tagliato in 4. Il calamaro lo tagliate a pezzetti e se sono davvero freschi utilizzate anche quella parte bianca e molliccia all'interno, perdonatemi ma non so come si chiama! che darà un sapore unico. Quando il pomodorino è appassito l'acqua dovrebbe bollire. Buttate gli spaghetti. Mettete il calamaro nel sugo e fate cuocere 2 minuti poi spegnete. Preparate qualche oliva taggiasca denocciolata ed un trito di prezzemolo e finocchietto fresco. Scolate la pasta al dente, riaccendete sotto al sugo e ripassate aggiungendo un po di acqua di cottura e le olive. Per ultimo a fuoco spento il trito di erbe fresche!
Ancora ho l'acquolina in bocca...

mercoledì, maggio 07, 2008

Quella Madeleine che sa di porchetta...

L’inaugurazione semi-contestuale di tre-dico-tre kebabbari nuovi di zecca nella casbah civitasvetulina m’ha destato riflessioni profonde. Ed anche la loro dinamica d’apertura – fino a tardissima notte.
Sembra che per i mitici porchettari ambulanti di Ariccia - o sedicenti tali - e per i cocomerari siano in vista tempi cupi.
Non che sia contrario al globgnamgnam (variazione dell’ormai vetusto globlabla), per carità.
Solo che lo snaturamento di abitudini consolidate mi destabilizza.
Soprattutto quando ti fa cadere in terra, con fragore di cristtallico tintinnio, quei connubi che definiresti sacri.

Leggevo qualche giorno fa della nuova tendenza, dilagante in Spagna ed Inghilterra, di ristoranti gourmet all'interno degli stadi (ne parlavo anche su Peperosso). In Spagna, ad esempio, all'interno del glorioso Santiago Bernabéu c'è un ristorante, il Puerta 57. Alla "barra" più di trecentocinquanta persone possono trovare spazio per una tapa, o un pincho. E poi, sempre all'interno del tempio madrileno, c'è il Realcafé, ultramoderno e minimalista, con tanto di wi-fie vetrate di puro cristallo a strapiombo sul rettangolo di gioco.

Forse, chissà, quando Soros si deciderà ad acquistare la benamata aesseroma, anche il nuovo stadio potrebbe ospitare un inedito sancta sanctorum gastrofighetto…

Di par mio, son troppo legato all’Olimpico e agli zozzoni ambulanti che ne tempestano il circondario.
Le tapas al bancone, sbocconcellate davanti alla vetrina come se fossi davanti alla tivvù, risucchiano in un vortice d’annientamento i panini con la mortadella, le noccioline, i caffè borghetti, i bibbitari.
E con loro i ricordi dei mal di pancia provocati un po' dalla tensione, un po' dalle mire assolutiste di mia nonna.

Riusciranno i ristoranti a contribuire all'incivilimento di quel barbaro mondo calcistico - che muove i passi seguendo il trend britannico e di cui tanto si parla?
Sarà.
Io, nel frattempo, mi sento un po’ come il giorno in cui le bustine delle figurine dei calciatori hanno cambiato formato, hanno deciso di non appiccicarsi più su un album, di avere financo un b-side tutto costellato di statistiche ed aneddoti.

Ecco, era un po’ che volevo snocciolare questa mia personalissima madeleine (o ratatouille, per chi preferisce il cartoon alla letteratura francese) gastrocalcistica.

E non me ne voglia il buon Marcel se, anziché essere imbevuta di tè, sa di porchetta, rosetta del giorno prima, sciarpe giallorosse e caffé Borghetti.


[e al paninazzo della nonna penserò, non senza nostalgia, domenica quando, invece di essere allo stadio per sperare ancora nella forza dei sogni sarò a Torino. Sabato presenterò "L'inafferrabile Weltanschauung del pesce rosso" alla Fiera del Libro. Per chi vive nella città del gianduiotto, se non ha meglio da fare, una buona occasione per incontrare il Monolocale - chiaramente sarò con tanto di co-inquilina al seguito. I romani non mi tolgano il saluto (romano, ça va sans dire, ché ultimamente va di moda), il 24 sarò anche a Roma. Ed il giorno prima a Civitavecchia. Ma ne parleremo più in là]


Aggiornamento dell'ultima ora: leggo sul blog di Cuocapercaso che anche lei ha pubblicato un libro, anche lei edita da Prospettiva Editrice.
Che si sta rivelando, ultimamente, l'official publisher dei foodblogger. Uiu.

lunedì, maggio 05, 2008

Un pizzico di "pepe" nel "monolocale"

Dato che in questi giorni sono sempre fuori casa e postarvi le foto dei miei pranzi volanti non sarebbe poi così invogliante...vi linko una selezione di ricette che ho preparato e postato sul blog di Peperosso: