mercoledì, marzo 25, 2009

Una birra per pochi "eletti": He'Brew Genesis Ale di Shmaltz Brewing Co.


A mol (che in yiddish significa "una volta"), su Peperosso, parlai della birra kasher che stava conquistando gli USA, la He'Brew del birrificio Shmaltz di Frisco, che si dice sia "perfetta per bar mitzvah, sposalizi e circoncisioni".

Si parlava per sentito dire, ché voi mi dite come slash quando slash dove vado io, a San Francisco?

Poi, l'epifania.

[Per inciso, io son di quelli che se mi dite che domani avete un treno per Milano e scendete alla stazione di Lambrate subito vi appioppo l'incombenza di portarmi una Ghisa.
E se avessi più tempo me ne starei sulle mura civitasvetuline col binocolo ad avvistare il furgoncino della Barley, reduce dalla traversata tirrenica, pronto all'assalto farwestico.]

Perciò, quando Dario m'ha confessato candidamente che se ne stava per trasvolare diretto alla city of angels, io l'ho buttata là.
"Ma portami una He'Brew".

Com'è andata poi nelle star-and-strippiche lande, lo racconta meglio lui.

La cosa è andata così.
Quel birrofilo di Fabrizio m'aveva chiesto di acquistargli in quel di Los Angeles la mitologica "He's brew", schiumosa scura yiddish che pare albergasse in qualche bettola d'oltreoceano.
Non appena approdo nella sala da pranzo della mia nuova famiglia california sobbalzo incredulo e trionfante.
Una esorbitante collezione birrafondaia risiedeva orgogliosa all'interno d'una vetrina tra la credenza e il fanatismo religioso.
Subito nel mio inglese ridicolo approssimo domande sul dove e come risalire alla nostra beneamata.
"Du yu no Isbriu?"
Il californian dream man tracolla interrogativamente e mi sfodera il più offensivo degli: " What?"
Di contro inauguro un grottesco colloquio patetico cercando di delucidargli le mie ragioni.
"A mai friend is a big "collezionista"...
What?
(e come cazzo si dice collezionista? e per quale cazzo di motivo mi sono andato a cercare una parola del genere). Collezione is uen a person ave meni meni postcard... for ecsemple...
Da un momento all'altro sarebbe entrata Sofia Loren e mi avrebbe accolto con un commosso: "Roberto!"
Esito della dialogica surreale tenzone: He's brew non esiste.
Confidando nella salute mentale del mio socio persevero la perorazione della causa fino ad istillare il tarlo del dubbio nella tautologica certezza del mio father familias.
L'indomani, lo trovo mesto e rassegnato davanti allo schermo del suo pc e m'accoglie prontamente con un colpevole: "Aim so sorri Dario! There is He's Brew.
Dio c'è.
Mi spiega che trattasi di una birretta venduta solo da venditori ebrei e che la potevo trovare a Westwood nel quartiere ebreo, per l'appunto.
Mi supplica di comprargliela una.
A Westwood la trovo e presto mi rendo conto di trovarmi dirimpetto al quartiere arabo.
Da una parte predicatori e gioiellieri, dall'altra kebbabari e venditori di spezie.
Mi stappo con fierezza la mia He's Brew e alzo il calice brindando a Lamerica, alla civiltà, al buon Gabrielli.
Volere è godere.

Io, invece, ancora non l'ho stappata.
La tengo per un'occasione speciale.
Magari per l'imminentissima uscita di Prospektiva, col direttore Giannasi, col poetante Mancini e con l'impavido Falconi.

Roba per pochi eletti, insomma.


2 commenti:

Marilì di GustoShop ha detto...

Un circolo ristretto, o meglio ancora, un "cerchio ermetico" direbbe qualcuno assai grande. Non ambisco a tanto, ma almeno al reportage gustativo/mentale/onirico, quello sì!!!

Anonimo ha detto...

non ho parole, sono impressionata dalle ricette sfiziose, dal lessico e dalla presentazione del blog. vi segno tra i preferiti. ciao Imy